Il Papa in Africa. Riuscirà a rompere il silenzio sulle guerre “per procura”?

La visita del Papa nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan ci ricordano l’esistenza di un continente. L’Africa c’è. Ed è ricca. Anzi, è condannata dalla propria ricchezza. Il suo sottosuolo nasconde terre rare di cui la tecnologia e lo stile di vita del Nord del mondo hanno una “vitale” necessità. Le guerre in atto non sono tribali ma alimentate piuttosto dal bisogno di controllare vaste aree cui sono interessate multinazionali senza scrupoli e governi europei, americani e cinesi. Una guerra per procura.

Ruanda, Uganda, gruppi armati locali e formazioni ispirate al fondamentalismo fanatico islamista che operano in Congo, altro non sono che la longa manus dell’Occidente. Prova ne sia che non vi è alcuna industria di armi da quelle parti ma di certo è l’unico prodotto che non manca! Un conflitto che dura – muto – da tanti anni e da tante vittime. L’auspicio è che la visita di Francesco possa servire a scuotere le coscienze di chi vive nelle città opulente del Nord del mondo a cominciare da quella parte dell’informazione che nel silenzio tombale su quelle guerre si rende complice dei perversi disegni della costruzione della moderna Torre di Babele in cui i mattoni valgono più delle persone.

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