Non è sola a protestare contro l’inerzia della Regione. Con l’associazione cattolica delle residenze per anziani e disabili (Acradu) anche Acrit – Confcommercio, Anaste, Arcst – Lega Cooperative, Federsolidarietà – Confcooperative hanno dichiarato lo stato di agitazione dei gestori delle residenze protette degli anziani e dei centri di riabilitazione dei disabili. Protestano perchè “a sei mesi dall’accordo raggiunto tutto è stato bloccato in sede politica senza la benché minima spiegazione”. L’accordo bloccato è quello che avevano raggiunto, spiegano le associazioni, dopo che nel febbraio scorso erano riusciti ad attivare un Tavolo tecnico sulla definizione del nuovo sistema tariffario per le Residenze per gli anziani e per i Centri di riabilitazione dei disabili reso necessario per compensare l’aumento dei costi dovuto ai rinnovi contrattuali e all’inflazione.
Dopo varie riunioni gli interlocutori della Regione avevano accettato, spiegano le associazioni, di proporre “all’assessore competente ed alla Giunta regionale di adeguare provvisoriamente le tariffe giornaliere in vigore”. Inoltre avevano convenuto che il confronto tecnico sarebbe proseguito sino alla definizione del nuovo sistema tariffario. Da allora, però, nessuna risposta, nè dall’assessore alla Sanità Maurizio Rosi nè dalla presidente della Giunta regionale Maria Rita Lorenzetti. Le associzioni delle strutture che accolgono anziani e disabili temono anche che i contenuti del Patto per il benessere degli anziani, sottoscritto nel novembre 2007, non siano recepiti nel Prina e nel nuovo Piano sanitario regionale.
“Significativo”, aggiungono, è che “lo specifico Tavolo regionale tematico per il welfare previsto dal Patto per lo sviluppo sia rimasto sostanzialmente inattivo. Le carenze più vistose riguardano i servizi socio sanitari. Sono anni che non vengono prese più decisioni di rilievo. Le scelte programmatiche di fondo risalgono al 1999 per le politiche sociali e al 2002 per quelle sanitarie”. E riguardo al Piano regionale per la Non autosufficenza e al Piano sanitario regionale del prossimo triennio le bozze che circolano sono, per i promotori della protesta, “gravemente carenti” proprio nella programmazione del welfare comunitario, ovvero residenziale e semiresidenziale, per i disabili e gli anziani.
A questa inattività della Regione si aggiungono le scelte di Asl e comuni che attraverso disposizioni di tipo amministrativo (gestione delle liste di attesa, regolamenti di compartecipazione alla spesa sociale, riduzione delle ore di assistenza domiciliare, blocco delle convenzioni, unilaterale gestione delle convenzioni in atto ecc.) hanno di fatto ridimensionato i servizi socio sanitari lasciando sole le famiglie a far fronte agli impegni di cura dei propri congiunti siano essi anziani o disabili (specie quelli psichici) o minori.