Tanti nomi, troppo pochi programmi

Politica umbra. I due schieramenti si preparano faticosamente alle elezioni

La politica umbra corre verso le prossime elezioni amministrative, ma non a briglia sciolta. Gli scenari sono confusi, i protagonisti in stallo, gli schieramenti in fermento. È come se, pur essendo nota la meta, non ci si mettesse d’accordo su quale strada imboccare… Il centrodestra è in fermento. La costituzione del Pdl viene considerata come una sorta di passepartout per ridare nuovo slancio ad un’opposizione regionale ben conscia che – se anche questo appuntamento delle elezioni amministrative dovesse riconfermare gli scenari attuali – tutto il resto si complicherebbe, a partire dal voto regionale del 2010. E non solo. Intanto, i maggiorenti dei due partiti principali, An e Forza Italia, si confrontano sui nomi dei candidati. Si confrontano spesso, e più si confrontano, più i nomi dei candidati venuti alla ribalta nelle scorse settimane perdono di spessore. La sensazione, dall’esterno, è che si stia cominciando dal fondo: i nomi, in realtà, si dovrebbero dopo aver completato il percorso del partito unico e aver definito un programma comune. Perché non tutti i candidati possono incarnare qualsivoglia programma.Nel centrosinistra, se possibile, le questioni sono ancora più ingarbugliate. Il Partito democratico formalmente è una realta politica esistente, seppure da pochi mesi, sia a livello nazionale che locale. In Umbria, il suo esordio alle politiche dell’aprile scorso è stato addirittura migliore che nel resto d’Italia. Questo dato, però, invece di essere un elemento a favore di un cammino più spedito e chiaro della maggioranza, si sta appalesando come un sorta di freno. Perché la consapevolezza di essere ancora una realtà politica consolidata e vincente, per molti, è un formidabile sostegno alle proprie, individuali aspirazioni; che però, fatalmente, si scontrano con altre individuali aspirazioni. Il tutto, ulteriormente complicato dal fatto che il Pd umbro, è vero che esiste già, ma non è completato in tutte le sue sfaccettature. Manca uno statuto regionale, e manca un approccio condiviso ai problemi della regione. Anche in questo caso, dunque, nomi tanti (troppi?), idee comuni poche o niente.’E se non ci sono le seconde, quella sui nomi rischia di essere una battaglia che, da qui alla primavera prossima, potrebbe logorare le energie politiche anche dello schieramento più in salute. Nel frattempo, vari rilevatori economici segnalano una situazione economica regionale meno negativa di quello che si potrebbe supporre, con un Prodotto interno lordo regionale addirittura ai vertici nazionali. Sta a vedere che, come per la sicurezza, si deve introdurre per gli umbri la categoria della ricchezza ‘percepita’ rispetto a quella ‘reale’?

AUTORE: (D. Gian.)