Squadra che vince…

Lo aveva detto e ripetuto più di una volta nei mesi scorsi. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, aveva già fatto intendere che un eventuale cambio del commissario straordinario per la ricostruzione nelle zone del sisma del 2016 avrebbe rischiato di rallentare un percorso positivo. Dello stesso avviso erano anche altre istituzioni civili, sindaci e sindacati, al di là di ogni colore o appartenenza politica.

In quasi tre anni di lavoro come commissario, Giovanni Legnini aveva avviato la locomotiva di un treno che da qualche tempo era lanciato in corsa e che – secondo le voci più disparate – non era bene fermare. Poche righe, da parte sua, per comunicare il cambio: “Ho appreso della decisione del Governo…”, scrive Legnini in un messaggio nel quale riepiloga i 34 mesi di impegno nelle quattro Regioni del centro Italia comprese nel cratere del terremoto di oltre sei anni fa.

Una scelta che l’arcivescovo Boccardo ha definito – senza mezzi termini – “uno schiaffo alle popolazioni terremotate”. Sono seguiti tanti messaggi di supporto al pensiero del presidente dei vescovi umbri, insieme alle immancabili polemiche di chi accusa la Chiesa di fare politica piuttosto che occuparsi delle anime. Mons. Boccardo ha affidato al nostro giornale le risposte a questa e altre osservazioni su ricostruzione e dintorni.

Un paio di pensieri, però, ci interessa metterli a fuoco. Pur tra mille difetti e fragilità, la Chiesa è radicata tra la gente e conosce i bisogni e le necessità delle persone, specie di chi fa più fatica.

“Il lavoro da fare è ancora tanto – ha scritto Legnini nel suo messaggio di commiato, augurando buon lavoro al suo successore – e diverse sono le difficoltà da superare, gran parte delle quali dovute alla congiuntura del mercato dell’edilizia”.

È ora di procedere spediti con tutto ciò che consente un rapido ritorno alla normalità. Di questo ha parlato Boccardo oggi, ieri e l’altroieri, in sintonia con altri vescovi e sacerdoti umbri, marchigiani, laziali e abruzzesi.

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