Contro ‘le’ schiavitù dell’Africa

Celebrata a Perugia la 'Giornata di riflessione contro le schiavitù'. L'Africa è sfruttata in numerosi modi

Era il 26 settembre 1926: a Ginevra 36 Paesi stipulavano la prima Convenzione internazionale per l’abolizione della tratta dei neri e della schiavitù. Come da tre anni, nello stesso giorno si è tenuta a Perugia ‘ a palazzo dei Priori, sala dei Notari ‘ la ‘Giornata di memoria e riflessione contro le schiavitù’, incontro proseguito il 26 settembre a Terni. Patrocinato dal Presidente della Repubblica, organizzato da Regione Umbria, Provincia di Perugia, Città di Perugia, Comune di Terni e associazione Umbria Africa, l’iniziativa ha voluto far luce sulle questioni della moderna schiavitù, e del conseguente problema dello sviluppo in Africa. La schiavitù è ‘una ferita sempre aperta’, ha dichiarato Roberto Ciccone, presidente del Consiglio comunale di Perugia, introducendo i lavori.Il sostantivo è da intendere al plurale, in quanto la schiavitù non è solo quella della tratta dei neri, sfruttati fino al XIX secolo per lavorare nelle piantagioni americane. Per l’Africa, ‘continente contraddittorio ‘ ha considerato Mauro Tippolotti, presidente del Consiglio regionale dell’Umbria – è giusto parlare di diverse schiavitù’.Una di queste è la schiavitù culturale, di cui si è interessata il rettore dell’Università per stranieri di Perugia, Stefania Giannini. ‘Maggiore è la scolarizzazione dei Paesi africani, maggiore è la richiesta di scambio culturale con l’Italia – ha affermato la Giannini -, che per l’Italia diventa un dovere’. Paul Dongmeza, presidente dell’associazione Umbria Africa, ha osservato, come già Tippolotti, che ‘la schiavitù condannò il popolo africano a diventare merce’, che portò gli africani a soffrire una ‘forte forma di complesso di inferiorità’, rendendoli in tal modo ‘i disgraziati della terra’, nonostante le grandi risorse naturali del territorio. Una nuova schiavitù è quella economica rispetto ai Paesi occidentali: ‘Noi compriamo da loro in base ai loro prezzi, e loro comprano da noi in base ai nostri prezzi’. Il messaggio lanciato dal presidente è infine positivo: ‘Dobbiamo assumere nuova consapevolezza delle schiavitù di oggi, questa è la chiave per un rinascimento africano.’ Per sostenere la medesima tesi ‘mi sento di dire una bestemmia’, ha affermato mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo della diocesi di Perugia: ‘Dio stramaledica gli schiavisti’. L’Arcivescovo si è soffermato sulle figure della nostra regione, considerabili pacifisti ante litteram: san Benedetto, che ha ribadito con il suo motto ora et labora l’importanza della realizzazione dell’uomo nel lavoro; san Francesco ed i suoi Monti di pietà, assimilabili alle nuove soluzioni di microcredito in India. Chiaretti ha infine considerato il ‘rimescolamento completo degli uomini fatto oggi dal buon Dio’, realtà che presuppone la piena dignità di ognuno: ‘La schiavitù non si risolve in un giorno, ma certamente si arriverà ad una soluzione nuova, nel rispetto assoluto che merita ogni uomo e ogni donna’. Jean Leonard Touadi, parlamentare e giornalista, ha chiesto ai Paesi occidentali: ‘Aiutateci ad uscire dal regno della necessità’, aggiungendo che ‘serve un grande patto per creare uno spazio euroafricano di confronto e di apertura’ tra culture diverse. Questo patto sembra necessario proprio in considerazione della realtà europea contemporanea, multiculturale e pluralista. Realtà che ha un debito verso l’Africa, ‘quello della violenza e del sangue’, ha concluso Touadi. Quello che l’Italia sta concretamente facendo per riparare a questo debito è promuovere la lotta alle nuove schiavitù, intese come prostituzione, soldati-bambini ed emigrati clandestini, da parte del ‘settore accademico, privato e del ministero degli Esteri’, ha concluso il rappresentante del suddetto ministero, Stefano Cacciaguerra.

AUTORE: Margherita Idolatri