Alitalia: hanno vinto tutti

Il nodo, e lo snodo, sono stati di tipo politico. Nessuno ha perso la faccia, ma la Nuova Italia non avrà un decollo facile

Si è conclusa la questione Alitalia. Con la firma della Cgil, la situazione si è definitivamente sbloccata. Possiamo dire con chiarezza che il nodo era politico e che lo snodo è stato quindi politico. La Cgil aveva assunto una posizione di intransigenza che non tutti erano riusciti a comprendere. Il suo segretario Epifani aveva firmato con la Cisl e la Uil il pre-accordo sulla proposta della Cai, la società che avrebbe dovuto acquisire la Nuova Alitalia. Poi però si era ritirato dalla firma dell’accordo vero e proprio, in quanto non si sentiva di rappresentare i piloti, che non erano del suo sindacato. Ha avuto buon gioco Angeletti, segretario della Uil, a dire che il problema era di facile soluzione: Epifani firmasse su tutto, tranne che su quanto riguardava i piloti. Del resto, ciò non avviene sempre? La firma dei principali sindacati nazionali conferisce ai contratti un valore erga omnes su tutti i lavoratori, compresi quelli di altri sindacati o quelli non iscritti a nessun sindacato. In questo modo però la Cgil rischiava l’isolamento e pure il pericolo di essere accusata dall’opinione pubblica della maggiore responsabilità nel fallimento della trattativa. Per fortuna è arrivato il salvataggio della lettera di Veltroni, con la quale si facevano alcune proposte per dare aggio alla riapertura dei contatti e fornire alla Cgil una motivazione per fare un passo indietro. In questi casi basta poco, perché l’unica cosa veramente necessaria è che tutti i soggetti possano dire di aver vinto. Ora questo diventava concretamente possibile. Il Partito democratico può dire di aver contribuito a sbloccare la situazione, la Cgil può sostenere di essere stata decisiva per le novità che il nuovo accordo presenta rispetto alla proposta Cai accettata dagli altri sindacati, e il Governo evita una sconfitta su un terreno in cui si era fortemente impegnato. Se poi si va alla sostanza, si constata che le novità rispetto al pre-accordo non sono per nulla rilevanti. La compensazione di una diminuzione di stipendio del 6-7 per cento con un maggior tempo lavorato non è una novità. Erano circolate voci che il pre-accordo prevedesse questa diminuzione di stipendio, mentre prevedeva un aumento del tempo lavorato al posto di una diminuzione del 6-7 per cento delle retribuzioni. In altre parole, i dipendenti avrebbero dovuto lavorare il 6-7 per cento in più. Anche l’ingresso di un forte partner straniero non è una novità, dato che Air France già aveva dato la sua disponibilità. Con ogni probabilità ci sarà una partecipazione più consistente, ma nulla di più, senza contare che la decisione verrà presa dalla Cai dopo l’acquisto. È stato fatto qualche ritocco qua e là circa i contratti, ma quello che conta è che tutti gli attori hanno trovato il modo di motivare il proprio comportamento e di non perdere la faccia. Nel frattempo, quando la soluzione si stava intravvedendo, altre compagnie hanno dichiarato il proprio interesse, ma questo è avvenuto dopo e non prima. Quando diciamo che il nodo era politico e che la politica lo ha sciolto, diciamo solo che la politica ha fatto il proprio dovere. Non si poteva pretendere che la Cgil tornasse sui suoi passi senza offrirle il motivo per farlo. Ora la motivazione, vera o presunta, c’è e quindi si è cominciato a pedalare in discesa. Con ciò non sono risolti i problemi del decollo della Nuova Alitalia, che avranno dai prossimi giorni la loro dimensione industriale. C’è da auspicare che la politica, che in queste ultime ore ha sciolto il nodo definitivo, lasci poi ad altri la gestione del piano industriale, senza quelle intromissioni che hanno già fatto molto male alla Vecchia Alitalia. Il pensiero va ai tanti lavoratori che già prima avrebbero voluto firmare l’accordo, e che non sempre sono stati bene interpretati dai loro rappresentanti sindacali. Va anche ai tanti lavoratori dell’indotto di Alitalia, che non hanno avuto una voce propria nella contrattazione. Va anche alle difficoltà che nel prossimo futuro troveranno i sindacati nei loro rapporti reciproci. Le divisioni del caso Alitalia produrranno effetti duraturi, perché hanno messo in evidenza la presenza nelle tre grandi confederazioni di posizioni ideologiche molto diverse circa l’ammodernamento del Paese.

AUTORE: Stefano Fontana