Il cuore di Chiara

Sette volte centenario è l’anno di santa Chiara da Montefalco. Da Montefalco, la prima grande mistica dell’Ordine agostiniano il 17 agosto 1308 se ne andò in Cielo. Tanto lavoro c’è stato a monte, negli anni pregressi. Il 10 giugno scorso ricordammo il mio predecessore vescovo Gerardus, che proprio in quel giorno aveva dato la Regola agostiniana alle monache presso Porta spoletina. Fu un indimenticabile momento di preghiera e di comunione tra il presbiterio spoletano-nursino, l’Ordine di sant’Agostino, sia al maschile che al femminile. Per ricordare la grande paciera dell’Umbria, il 16 e il 17 agosto la Chiesa diocesana si è raccolta attorno al cardinale Renato Martino, ‘ministro’ del Papa per la Giustizia e la pace. Santa Chiara da Montefalco dietro la grata monastica trascorse gran parte della sua breve e intensa vita a rimettere insieme le parti avverse, a riconciliare tra loro gli umbri, ma anche i movimenti di riforma della Chiesa universale del suo tempo. Ancora il 14 settembre, festa di Santa Croce, siamo andati pellegrini da santa Chiara della Croce per chiedere perdono a Dio dei nostri peccati e di quelli del nostro tempo. Delegazioni di monache di tutti i monasteri agostiniani d’Italia hanno passato una settimana a Montefalco per cercar di cogliere l’attualità del messaggio della loro consorella. Dal 25 al 27 settembre stiamo celebrando il Congresso internazionale di studi che a Chiara di Damiano dedicano specialisti di varie università europee. La figura femminile che stiamo studiando è ricca ed estroversa. Eppure trascorse gran parte dei suoi quarant’anni dietro a una grata, che sembrerebbe proprio il rovescio dell’apertura. La contestazione del mondo, che le appartenne, e anche la penitenza, vanno lette attraverso la chiave interpretativa del bello. Le sue ultime parole prima della morte furono ‘Bel gli è, Bel gli è, Bel gli è’. Erano riferite alla vita eterna, ma anche alla liberazione dalle contraddizioni del tempo. Come Maria, la sorella di Marta e di Lazzaro, Chiara sceglie la parte migliore. Non disprezza il mondo cortese del suo tempo e i suoi coetanei. Punta sulla sapienza, la costruzione della pace, il primato di Dio sulle cose. Questa è la sua santità, cioè l’alterità dal mondo e dalle sue logiche. È anche il pregio di una storia di ricca umanità che viene espressa dalla felice combinazione con il pensiero agostiniano, di cui Chiara fu figlia attenta. Per avvicinarsi a Chiara giova non poco il collegamento con Benozzo Gozzoli, che di lei ci ha lasciato il più antico ritratto e immortali immagini di Montefalco, sua patria, un’immagine incantata e bellissima. Sono i paesaggi armoniosissimi della valle spoletana, capaci di evocare le armonie dello Spirito quando il cuore si combina con la croce in quella particolare intuizione che è il carisma della Santa di Montefalco. Le Università pontificie – la Gregoriana e il Laterano – intervengono al convegno con i propri studiosi, affiancandosi all’istituto patristico ‘Augustinianum’ di Roma e al Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto, che organizzano l’evento. L’Ordine agostiniano si farà cura di contestualizzare la vicenda umana della santa. Le Università di Perugia, di Verona, di Roma – La Sapienza e Tor Vergata – porteranno il loro contributo. Quelle di Trento e di Lecce affiancheranno WÈrburg e Madrid. Tre giorni intensi di cultura per cercare di carpire il segreto di una donna che seppe dare dimensione europea alla piccola Montefalco medievale. Vuole, questo evento, essere una sorta di pietra di paragone per quel ruolo unico e fascinoso che l’Umbria di oggi può avere nella comunità di popoli che è l’Europa contemporanea. I nostri santi sono la parte più vistosa della comune identità umbra, dove la fede, nei secoli, ha plasmato gli animi e anche il territorio. La Santa di Montefalco, anello di una catena ininterrotta di proposte e di qualità, in questo momento congressuale ci fa riscoprire come la stessa santità cristiana sia elemento di alta rilevanza culturale e di inequivocabile valenza umana. La scelta di santa Chiara per la carità si espresse in quotidiani gesti durante la sua vita terrena. Seguita a provocarci alla carità con quel cuore grande, che ne distingue l’iconografia da secoli. La Santa dal cuore rosso ci invita a far spazio alle sofferenze del nostro tempo, alla gente che ci sta accanto, al dolore umano che anche in questa generazione può essere alleviato con un supplemento di amore.

AUTORE: Riccardo Fontana