Uno: assolutizzazione del relativo

Vivere bene accanto a un soggetto gravemente disabile non è facile per nessuno. Ma è possibile senza la fede? Forse. Se però hai avuto la grazia della fede cristiana, vivere bene accanto a un soggetto gravemente disabile non solo è possibile, ma doveroso.’ A due condizioni: che dalla consuetudine con quel soggetto, che è persona tanto quanto lo sei tu, e che come te vive la comune condizione fetale, e come te e con te ‘geme aspettando il suo riscatto’, tu abbia imparato quella che per l’antropologia cristiana è una scelta elementare: l’assolutizzazione del relativo. Tesi numero uno: quando di mezzo c’è una persona, il relativo diventa assoluto. ‘Persona’ è la qualifica che spetta ad ogni uomo. Sempre. Tutti. In blocco. Senza gradazioni, senza possibili ‘più’ o ‘meno’. Alla domanda dell’intellettuale ruspante di turno (‘Chi mazzeresti mejo, ‘n atleta ventenne o un novantenne bavoso che se la fa addosso un giorno sì e l’alto pure?’) l’unica risposta possibile è ad personam: ‘Mazzerei te, così in cielo avremmo un’anima candida in più e sulla terra un cretino in meno’. Assolutizzazione del relativo. Un dopo cena di molti anni fa. Tutti noi, scombiccherati membri della mia scombiccherata famiglia/comunità, eravamo spaparanzati in ordine sparso in sala da pranzo, dopo cena. Rete 4, quella della Devozione Intemerata, stava trasmettendo per l’ennesima volta Lo squalo n. 1, e noi, approfittando della momentanea assenza di Emilio Fede dallo schermo, lo guardavamo’ per l’ennesima volta: chi sbadigliava a destra, chi si stirava a sinistra. Solo Franco, il mio figlioletto tetraparetico e oligofrenico, seguiva il film a occhi sbarrati; e quando sprofondò in mare l’arto (un braccio? una gamba?) che il bestione aveva maleducatamente tranciato a un bagnante, Franco si tirò su, a braccia tese sui braccioli della sua carrozzina, e dimentico della sua disartria gridò più volte, chiaramente: ‘Chiamate l’ambulanza! Chiamate l’ambulanza’. Un attimo di silenzio. Ma come ha fatto? Lui che non sa leggere’ lui che forse quel nome l’ha letto sul muso di uno di mezzi dell’Asl, scritto alla rovescia, e questo gli ha reso la lettura più facile’Un momento di silenzio, poi l’applauso fragoroso; e il sorriso di Franco che ringraziava. ‘ Tie’, prendi ‘ste 10 mila lire, vai da la Carmela, compra due bottiglie di spumante, quello bono!’. Brindammo. Era la sua piccola tesi di laurea. Piccola? Mica tanto. Il Padre che sta nei cieli sorrideva anche lui. Quando Franco, tra circa 120 anni, salirà lassù (e dove, se no!?), per lui ci saranno gambe nuove, pienotte come quelle di Del Piero, e i suoi nuovissimi organi fonatori gli permetteranno un eloquio rotondo come quello di Vittorio Sgarbi, ma più intelligente (non ci vuole molto). E – metteteci la mano sul fuoco! – la laurea di quella sera avrà valore legale in tutto il Regno Unito. Unito dalla giustizia del Dio di Gesù, di quel Dio che (come diceva l’indimenticato padre e fratello Ennio Antonelli) ‘non sa far altro che amare’.

AUTORE: Don Angelo M. Fanucci