Secondo alcuni, in fatto di soldi l’umanità si divide in due categorie: quelli che non ce li hanno e quelli che non ne hanno abbastanza. Insomma, per quanti soldi uno abbia, a lui non sembreranno mai troppi. Si può dir questo a commento del caso dei parlamentari ed ex parlamentari europei, e dei loro assistenti – tutta gente sicuramente ben pagata per il suo lavoro ufficiale – arrestati con l’accusa di essere corrotti dal Governo di un Paese arabo. Ma si può dire anche in riferimento ai corruttori: i governanti del Qatar, già ricchissimi del loro, e tuttavia non sazi.
Per avere i Mondiali di calcio di questi giorni, avevano corrotto mezzo mondo (ne avevamo scritto su questo giornale nel giugno 2014) e vi hanno investito somme enormi, costruendo dal nulla stadi, alberghi, strade, aeroporti, tutto l’occorrente. E ora non lasceranno che vada in malora, chiederanno quindi di fare le Olimpiadi (magari anche quelle della neve) e chissà che altro; e con questi metodi ci riusciranno.
Altri soldi hanno investito nel calcio, per esempio comprandosi quella che è adesso la squadra più ricca del mondo, il Paris Saint-Germain, dove lo stipendio di un calciatore può arrivare al milione di euro. Netto. Al mese. Figuriamoci se gli mette pensiero comprarsi qualche uomo e qualche donna della politica per farsi aprire altre porte per i loro affari. E non sono soltanto loro a fare così, lo fanno anche altri Paesi arabi altrettanto ricchi.
Quando, negli anni Settanta, i Paesi grandi produttori di petrolio si coalizzarono per alzare il più possibile il prezzo del greggio, ci si chiedeva: ma poi che ne faranno di tutti quei soldi? E ancora non si pensava che ne avrebbero avuti così tanti. Ora lo vediamo che cosa ne fanno: ci stanno dimostrando che, se vogliono, possono pilotare anche pezzi di politica. Anche in modi che non si possono tecnicamente definire corruzione, e quindi non sono perseguibili. Il giudizio morale però va oltre quello legale. E questo vale anche per coloro che quei soldi li accettano, e mettono il loro prestigio politico e culturale al servizio di chi li paga.