È stato un fruttuoso ‘camminare insieme’

Il Sinodo si è concluso: mons. Chiaretti traccia un bilancio. La testimonianza dei moderatori.

l Sinodo può dirsi concluso. Ora i documenti, approvati all’unanimità dall’assemblea sinodale nella votazione finale e con alcuni ‘Non placet’ nelle singole votazioni, sono nelle mani del Vescovo per la promulgazione, in programma il 28 settembre festa della Chiesa diocesana. C’era aria di festa e anche, un po’, di tristezza, venerdì 5 settembre al Centro Mater Gratiae di Montemorcino dove si sono tenute tutti gli incontri sinodali, pensando all’esperienza di comunione ecclesiale che si stava concludendo. I due vescovi al tavolo della presidenza, l’arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti e il vescovo eletto di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi ancora nel pieno della funzione di Segretario generale del Sinodo, hanno rivolto parole di gratitudine a Dio e ai sinodali e di incoraggiamento alle diverse componenti della Chiesa diocesana che si apprestano a compiere insieme il cammino della ‘nuova evangelizzazione’. Un lungo applauso, da parte dei circa 200 sinodali presenti, ha accolto gli interventi nei quali i due presuli hanno riassunto l’arduo lavoro del Sinodo iniziato nell’autunno del 2006 e hanno messo in evidenza le tematiche del cammino post-sinodale della Chiesa, frutto di un ampio ed approfondito discernimento. Tematiche forti e di sfida, che impegneranno nei prossimi anni sacerdoti e laici nella ‘nuova evangelizzazione’, i cui contenuti testimoniano la vitalità della Chiesa locale che, in due anni di Sinodo, si è confrontata al suo interno facendo emergere anche le sue differenze, ma nell’insieme ha dato corpo a quell”unità plurale’ che ha caratterizzato i lavori sinodali. Nel contempo, la Chiesa perugino-pievese ha rimarcato la sua sensibilità ed attenzione al mondo esterno, sottolineando la necessità di un maggiore dialogo-incontro, nel rispetto reciproco, con le altre culture in un’epoca di grandi cambiamenti. Sigismondi:lo sguardo volto al futuroNel suo ultimo discorso al Sinodo mons. Gualtiero Sigismondi guarda, ed invita a guardare, al futuro. Lo fa con molte immagini che evocano il cammino percorso in questi due anni ma avverte il rischio della tentazione, una su tutte, quella di ‘volgersi indietro, dimenticando però che la nostalgia è la tomba della profezia’. ‘L’impegno dell’evangelizzazione è esigente, – aggiunge – non solo perché l’unità è il sigillo di credibilità della missione, ma anche perché lo sforzo della memoria si salda con la costruzione del futuro’. Guarda al cammino post-sinodale e suggerisce, citando Guardini, gli atteggiamenti con cui affrontarlo: ‘disponibilità, vigilanza, pazienza’ di fronte al seme che Dio ‘depone, che accestisce quando è l’ora; inserisce nel profondo una forma, che poi si apre la strada lentamente. Così procedono le cose di Dio’ Silenziosamente, senza violenza. Questo non vuol dire che tutto venga da sé. Dio esige molto: prontezza, superamento, sacrificio e costanza nel lavoro. Quel tocco vivo, quella crescita e quella maturazione richiedono tempo, e perciò hanno bisogno di disponibilità, vigilanza e pazienza’. Chiaretti:la parrocchia protagonista della nuova evangelizzazioneAl termine dell’assemblea abbiamo chiesto a mons. Chiaretti di tracciare un primo bilancio del sinodo sia come esperienza ecclesiale che per i documenti prodotti. ‘Dal primo punto di vista mi pare pienamente riuscito – ha detto mons. Chiaretti – lo dicono la contentezza e la gioia dei sinodali i quali hanno partecipato con continuità a tutti i lavori in maniera così intensa ed hanno anche, questa sera, espresso i loro convincimenti che sono di piena adesione sia al sinodo in quanto tale sia ai suoi contenuti. Il popolo di Dio ha preso coscienza di questo suo diritto dovere di collaborare con il vescovo per una migliore organizzazione della pastorale diocesana ed ha prestato il suo aiuto, lo ha prestato anche con un po’ di coraggio perchè le ipotesi presentate durante i lavori sono anche incoraggianti, non vorrei dire ardite, ma certo non di carattere routinario, mi sembra che siano indicazioni significative’. Dal punto di vista dei contenuti? ‘Il sinodo è un contenuto anche nuovo perchè abbiamo preso di petto un argomento sul quale solitamente si scivola via, vale a dire la nuova evangelizzazione oggi e non soltanto un’evangelizzazione fatta da piccoli gruppi ma una nuova evangelizzazione fatta dalla comunità parrocchiale in quanto tale’. Non è un facile cambiamento”Non a caso ho letto un canone del Codice di diritto canonico in cui si dice che uomini e donne, non soltanto preti, sono chiamati ad esercitare il ministero della parola e esercitarlo con pari diritti e pari ugualianza. Per dire che nessuno può dire ‘io non mi ritengo capace di fare questo servizio’. Chiunque può farlo, l’importante è che sia un cristiano serio, ovvero consapevole, fedele alla Chiesa, che si avvale di questa sua conoscenza per aiutarla a parlare di Gesù Cristo. L’evangelizzazione non è tanto in funzione della Chiesa, di aumentarla, quanto in funzione delle singole persone e della loro conoscenza di Cristo, perchè questo è l’oggeto della nostra fede, non ne abbiamo altro. Quindi è importante la testimonianza fatta con la carità, con la testimonianza personale, con l’incontro, la parola e tante altre cose, tutto quello che significa l’apostolato cristiano’. All’inizio del sinodo le chiesi che senso poteva avere fare un sinodo ora che lei dovrà lasciare la diocesi. Lei ne parlò come di compimento di un percorso. È stato così? ‘Stasera ho ricordato alcune tappe di questo itinerario, dal congresso eucaristico, l’anno del giubileo, la riorganizzazione interna della diocesi, la visita pastorale che è durata cinque anni, e dalla quale sono venute le premesse per poter arrivare poi al sinodo che è stato un fatto conclusivo, cioè ha preso atto dell’esistente, e allo stesso tempo propositivo. Certo ci sono problemi che sono affiorati in questi ultimissimi tempi, e mi riferisco all’Università, ma non perchè non ci fosse attenzione in precedenza, solo che ora abbiamo verificato che l’università è un problema che riguarda tutta la città perchè abbiamo ormai una università policentrica dove ci sono almeno cinque centri universitari. Ci stiamo rendendo conto che per questo tipo di università bisogna pensare a dei centri pastorali universitari veri e propri perchè gli universitari sono dispersi un po’ dappertutto, quindi bisognerà studiare queste iniziative. L’aver già evidenziato questi problemi credo sarà un grosso vantaggio per chi viene dopo’. Le esperienze dei moderatori’Le indicazioni pastorali possono anche essere ovvie, ma l’amore per la Chiesa è stato superiore ad ogni previsione. E quest’amore certamente rimarrà’. Sono parole che giungono alla fine del discorso che mons. Giuseppe Chiaretti ha rivolto ai sinodali venerdì pomeriggio, a conclusione delle operazioni di voto dei documenti. Poi rivela che proprio per questo sta pensando ‘che l’intera assemblea sinodale può essere il nuovo Consiglio pastorale diocesano per i tre o cinque anni successivi che devono porre in attuazione gli indirizzi pastorali e organizzativi proposti dal Sinodo’. Un grande consiglio pastorale che sarebbe sostenuto dall’esperienza appena vissuta e che i partecipanti confermano come positiva soprattutto nella comunione che si è sperimentata. Al temine dell’assemblea abbiamo raccolto la voce di alcuni tra i protagonisti del sinodo: il moderatore don Fausto Sciurpa, una componente del comitato di redazione, Anna Rita Caponera, i moderatori dei gri gruppi Piergiorgio Sensi, Cristina Merini e Paolo Valigi. don Fausto Sciurpa’Come esperienza sinodale è stata sostanzialmente positiva perchè ha permesso di incontrarsi tra sensibilità e esperienze diverse e in concreto vi è stata una risposta di fedeltà e continuità delle persone che in questi due anni hanno partecipato e si sono impegnati. I documenti, che sono stati sistemati dal comitato di redazione ma che hanno conservato la sostanza emersa dai vari gruppi, mi sembra che offrano buoni spunti su cui lavorare. Non ci sono indicazioni concrete di scelte specifiche ma orizzonti e obiettivi da portare avanti e saranno uno strumento importante anche per chi verrà dopo nella nostra diocesi’. Anna Rita Caponera ‘Il comitato di redazione in realtà ha lavorato negli ultimi sei mesi, da quando si è cominciato a lavorare sui documenti provenienti dai diversi gruppi. È stata un’esperienza molto positiva perchè con Isabella Farinelli e con i segretario generale don Gualtiero Sigismondi abbiamo lavorato in sinergia, scambiandoci continuamente le nostre riflessioni sui documenti che arrivavano e sempre cercando di mantenere il cuore del documento, senza stravolgerli, cercando di mantenerne la peculiarità. Il nostro compito era di omogeneizzare il tutto cercando di farne un documento unico fruibile per la lettura, partendo dallo stile dei diversi redattori non erano omogenei. Penso, però, che alla fine abbiamo fatto un buon lavoro’. Piergiorgio Sensi ‘Il nostro compito era di favorire più possibile il confronto e non costringerlo entro schemi prefissati. Il lavoro del gruppo e la sintonia con l’altro moderatore ci hanno permesso di lavorare bene. Credo che il sinodo sia stato un’esperienza fortemente positiva perchè abbiamo visto la nostra chiesa locale aprirsi, discutere, confrontarsi, mettendo in campo soggettività che erano ai margini della vita diocesana. Credo che sia stato un forte segno di influenza dello Spirito e quindi da questo punto di vista ne esco stanco ma molto soddisfatto’. Cristina Merini’È stata una bella esperienza, molto partecipata come gruppo e siamo statai molto contenti di questo camminare insieme che ha rinvigorito alcuni aspetti della pastorale su cui avevamo lavorato in questi anni e che dal sinodo hanno ricevuto uno sviluppo ulteriore. Ora si apre la seconda fase , che è quella più importante, l’attuazione del camminare insieme e speriamo che il Signore ci possa guidare in questa nuova fase della Chiesa perugino pievese’. Paolo Valigi’È stata un’esperienza di comunione. Al di là delle proposizioni scritte nei documenti è stata un’esperienza di costruzione della Chiesa dal basso. Laici e sacerdoti si sono trovati a parlare, hanno costruito rapporti di amicizia e di spiritualità. Essere moderatore in coppia con mia moglie ci ha consentito di portare negli incontri l’espereinza delle difficoltà della vita quotidiana delle famiglie insieme alla ricchezza e la bellezza. La fatica aggiuntiva del coordinamento era parte di questa fatica quitidiana del vivere insieme. IL VOTO FINALE IIl voto finale dei documenti si è svolto con la formula ‘Placet’ oppure ‘Non placet’, ovvero era richiesto un sì o un no. Non era previsto, dunque, un voto ‘con riserva’ nè dichiarazioni di voto. Naturalmente il voto era libero e ciascuno ha scelto secondo coscienza. La votazione non ha sempre raggiunto l’unanimità, salvo che per la votazione sul complesso dei documenti. Tra i ‘Non placet’ manifestati c’erano quelli di Francesco D’Andola dell’associazione ‘Famiglie numerose’e Simone Pillon presidente del Forum delle famiglie, che in particolare hanno espresso dissenso sul documento riguardante la famiglia, l’evangelizzazione e la cultura. D’Andola pur ritenendo il primo ‘molto buono sotto il profilo dell’analisi dell’esistente’ lo ha però ritenuto ‘carente di profezia su una problematica sulla quale, come membro del Forum, mi aspettavo un qualcosa di più’. Dello stesso avviso Pillon, secondo cui ‘nel documento, prima delle rivisitazioni, era contenuto il concetto di evangelizzazione delle famiglie che poi è stato sostituito da un più blando ‘pastorale familiare”. Al documento sulla cultura, invece, D’Andola avrebbe voluto un documento che aprisse il discorso ‘a partire dalla nostra cultura, un qualcosa di più identitario, per poi arrivare al dialogo’, aspetto che, invece, messo in apertura, farebbe aprire il documento ‘subito sotto l’aspetto della resa’.

AUTORE: Maria Rita Valli