Torna alla Galleria nazionale dell’Umbria l'”Adorazione dei pastori” di Perugino dopo il restauro

È stata riconsegnata stamattina, 3 novembre, alla Galleria nazionale dell’Umbria, dopo un importante restauro durato quasi un anno, l’Adorazione dei Pastori affrescata da Pietro Vannucci detto il Perugino (1450 ca. – 1523). 

L’operazione promossa da Fondaco Italia e sostenuta da Banca Generali private, si era infatti resa necessaria dopo un intervento a cui il dipinto era stato sottoposto, ormai trent’anni fa.

Il restauro

Nel dettaglio il restauro, a cura di CBC Conservazione Beni Culturali, ha seguito varie fasi. All’asportazione dei depositi superficiali incoerenti su tutta la superficie è seguita la revisione delle stuccature, per passare infine a un importante ripensamento della presentazione estetica, con reintegrazioni eseguite in parte con velature ad acquarello e in parte a tratteggio, per consentire una migliore leggibilità dell’immagine.

Il riallestimento dell’opera alla Galleria Nazionale dell’Umbria (Foto Marco Giugliarelli)

L’opera

L’opera proviene da una delle cappelle esterne della chiesa di San Francesco al Monte di Perugia, pertinente all’omonimo convento di osservanti francescani. Il Perugino vi lavorò intorno al 1502, data a cui risale il contratto di commissione che egli firmò per un’imponente pala opistografa destinata all’altare maggiore della stessa chiesa. Il maestro era all’epoca all’apice della carriera e aveva appena terminato a Perugia la decorazione del Collegio del Cambio, annoverata fra i suoi capolavori. 

Nel 1856 il murale fu sottoposto all’intervento di strappo, che comportò gravi ripercussioni sul suo stato di conservazione, già compromesso. Nel 1863 giunse nella Pinacoteca civica di Perugia, poi Galleria Nazionale dell’Umbria. L’affresco, nel nuovo allestimento, viene affiancato da due splendidi disegni preparatori delle figure dei pastori.

Il commento del direttore della Galleria nazionale dell’Umbria Marco Pierini

“Siamo grati a Banca Generali Private e a Fondaco Italia per il gesto di mecenatismo nei confronti di un’opera tanto significativa per le nostre collezioni – ha detto Marco Pierini, direttore della Galleria nazionale dell’Umbria – : non solo per il supporto ‘materiale’, ma anche per la consapevolezza che il patrimonio culturale necessita delle cure e delle attenzioni di tutti, non solo degli addetti ai lavori. La sinergia tra pubblico e privato è, quindi, al servizio di un’operazione che non si esurisce con il mero restauro, ma ha un respiro più ampio, coinvolgendo ambiti e aspetti museali dedicati a pubblici diversi.

Ci auguriamo che questo sia il primo progetto – pilota se vogliamo – di una serie di interventi che coinvolgano la valorizzazione delle collezioni della Galleria secondo declinazioni sempre nuove e, come ci piace ripetere, fedeli alla tradizioni ma ispirate dall’innovazione”.

Le dichiarazioni di Ermes Biagiotti

“Dopo la positiva esperienza di Fermo – ha dichiarato Ermes Biagiotti, Area manager di Banca Generali private nelle Marche, Abruzzo e Umbria – siamo felici di concludere positivamente questo progetto che ha permesso di recuperare e ridare alla comunità un’opera d’arte iconica del più importante e rappresentativo artista di Perugia del quale, nel 2023, verrà celebrato l’anniversario dei 500 anni dalla morte. Un omaggio ed un avvicinamento a questo importantissimo evento per un artista che tutto il mondo ci invidia. Come Banca attenta alla protezione e valorizzazione dei patrimoni delle famiglie, siamo ben consapevoli dell’importanza che il patrimonio artistico riveste non solo per il territorio di Perugia, ma per l’intero Paese. Per questo crediamo che sia fondamentale sostenere iniziative come questa che possono rappresentare un volano per guidare la ripartenza del territorio dalla dura crisi che stiamo attraversando”.

Le dichiarazioni di Paolo Petralia

“È evidente che legare il nome di Banca Generali a un’operazione di restauro importante e di risonanza internazionale – ha affermato Paolo Petralia, District Manager Umbria di Banca Generali Private – ci rende particolarmente orgogliosi: ci pregiamo infatti di appartenere a una realtà bancaria solida nel nostro territorio con circa 750ml di masse gestite e 30 consulenti all’attivo, attenta e capace anche di affiancare, sviluppare e potenziare aspetti culturali del nostro bel Paese, legando così il suo nome a progetti destinati a rimanere nel tempo a testimonianza di un interesse verso queste specificità, che possano essere fruibili in futuro da diverse generazioni. Finanziare opere che possano stare alla base di una ripartenza conferendo un input alla ripresa turistica verso la nostra Regione coincide perfettamente con le peculiarità e gli intenti valoriali che Banca Generali post pandemia ha desiderio di mettere in campo”.

Le dichiarazioni di Enrico Bressan

“Siamo davvero felici di poter presentare la conclusione di questo splendido restauro. L’intervento assume un valore maggiore nel contesto del nuovo allestimento del Museo volto a valorizzare appieno il ‘contenitore’ ma anche a dare al suo ‘contenuto’ la forma di un avvincente racconto per immagini, tra cui la “nostra” Adorazione dei Pastori che fa parte della più vasta raccolta al mondo di opere di Pietro Perugino, il “meglio maestro d’Italia”, come lo definì Agostino Chigi nel 1500 – ha ricordato Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia, società di comunicazione attiva nella valorizzazione dei beni culturali –.

Al contempo la riconsegna dell’affresco segna il secondo tassello nel percorso che abbiamo intrapreso con Banca Generali Private per la valorizzazione del nostro patrimonio culturale: un percorso che testimonia quanto la cultura sia fondamentale in diversi contesti imprenditoriali, quanto unisca dipendenti e clienti, che finiscono col sentire proprie attività di questo genere. Spesso, purtroppo, si tende a sottovalutare operazioni come queste: ma non bisogna dimenticare che un restauro non è un recupero fine a sé stesso ma è un’operazione a 360 gradi, che nasce e si conclude in un Museo ma che attiva tantissime realtà intorno ad esso, creando ogni volta una sorta di microeconomia del rilancio dell’area coinvolta”.