di Nicola Salvagnin
Il governo Draghi ha fissato alcuni paletti per il consumo del metano negli edifici, con modalità più restrittive rispetto al passato. Orbene, nessuno potrà mai controllare se la “famiglia Rossi” terrà il termostato a 20 piuttosto che a 19 gradi. Se le docce saranno un rapido momento di igiene personale o un lungo e costoso momento di benessere. Ma si tratta di un segnale chiarissimo: bisogna tirare la cinghia.
C’è un perché detto, e uno no. È necessario consumare meno gas perché dalla Russia ne arriverà meno, per nostra scelta. Ma il problema vero è se non ne arriverà proprio, per scelta di Vladimir Putin. Finora, per i russi il taglio delle forniture ai clienti europei non ha comportato grandi disagi economici, perché nel frattempo il prezzo del gas è quadruplicato. Noi abbiamo dovuto riempire le riserve strategiche durante l’estate per essere più tranquilli in inverno, purtroppo comprando metano a prezzi esorbitanti (molte piccole e medie aziende distributrici hanno i serbatoi vuoti e sono vicine al collasso).
Ma la realtà è che tale riserva non basta e non basterà se la Russia dovesse azzerare le vendite nelle prossime settimane. E il pericolo temuto è proprio questo: ricordiamoci che siamo dentro una guerra economica (e non solo) con i russi, laddove noi vogliamo piegare loro con le sanzioni economiche; e loro, noi con le forniture di idrocarburi.
Quindi niente di più probabile di una causa – vera o inventata – che blocchi i metanodotti che collegano Russia ed Europa. A quel punto dovremmo sperare che l’inverno non sia particolarmente freddo; che gli italiani capiscano e si adeguino; che le industrie ce la facciano, o in caso contrario che siano salvaguardate. E che le riserve strategiche non siano pesantemente intaccate.
Il fatto è che i giacimenti in cui è stato immesso il gas di scorta non possono essere svuotati anche per questioni tecniche (calerebbe eccessivamente la pressione per l’estrazione). A quel punto andrebbero ripristinati, ma se non c’è gas in arrivo? E a quel punto, quanto lo pagheremmo il poco in circolazione conteso da tutti i clienti europei? Questo, i russi lo sanno benissimo. Una situazione che fa tremare – di freddo o di paura, poco importa. Si rischiano blackout programmati nelle forniture, soprattutto nella fascia oraria 16-21, verso febbraio-marzo. Nel frattempo, regoliamoci tutti e preghiamo per un inverno mite e piovoso.