Sprofondando dentro Appaltopoli

Il Consiglio provinciale dà il via ad una 'azione conoscitiva'. Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati

Il coperchio della pentola, sotto pressione, è saltato; e l’Appaltopoli perugina si è arricchita di nuovi filoni. Dopo il terremoto giudiziario del 12 giugno scorso che ha portato all’arresto di 35 persone, fra funzionari pubblici ed imprenditori, per corruzione in numerosi appalti pubblici, soprattutto alla Provincia di Perugia, ora due imprenditori, già colpiti da mandato di cattura, sono stati di nuovo arrestati perché sospettati di aver corrotto un finanziere, anche lui finito in carcere. Indagati anche un generale della Guardia di finanza, superiore del maresciallo delle fiamme gialle, e due funzionari dell’Agenzia delle entrate. In sostanza, secondo l’accusa, i due imprenditori avrebbero cercato di ammorbidire verifiche fiscali tramite regali distribuiti un po’ a pioggia. Sono state donazioni frutto di amicizia o il risultato di pressioni per alleggerire la propria posizione amministrativa? Il pm Manuela Comodi, titolare dell’inchiesta, non sembra avere dubbi. Se il quadro, all’inizio della vicenda appariva desolante, per la rete di intrecci e accordi al fine di ottenere appalti e ‘regalie’, ora il panorama è veramente triste. Dalle accuse si apprende che c’erano pure le richieste, ovviamente gratis, di alcuni ‘benefit’: il filetto, un pieno di benzina, piccoli acquisti domestici, le spese di trasloco. Intanto la magistratura perugina va avanti con interrogatori che portano ad ammissioni da parte di alcuni imprenditori sul sistema adottato per la spartizione degli appalti. È arrivato anche il commissariamento delle quattro principali aziende implicate nell’indagine, temuto dai sindacati che avevano manifestato preoccupazione per le possibili conseguenze per l’occupazione. Il giudice per le indagini preliminari di Perugia, Claudia Matteini, ha ricordato, però, che i ‘commissari hanno il compito di proseguire l’attività di impresa, sempre nell’ottica imprenditoriale del perseguimento del profitto; proseguendo, quindi rispettandole, le attività già avviate prima delle misure cautelari, e coordinandosi con la struttura aziendale stessa’. Nessun obiettivo di far fallire l’azienda o di mettere in mora i lavoratori. ‘Il provvedimento ‘ secondo il Gip ‘ consente la predisposizione di un valido e funzionante modello organizzativo, in linea con la finalità social-preventiva del provvedimento applicato. Dispositivo che tende ad evitare la reiterazione di condotte illegali da parte degli amministratori’. Viene sottolineato, inoltre, che ‘se fosse stata applicata nei confronti delle aziende coinvolte l’interdizione della contrattazione con la pubblica amministrazione, misura teoricamente meno afflittiva, si sarebbero potuti creare di gran lunga maggiori danni rispetto al commissariamento’. In questo contesto la politica si interroga. I gruppi di maggioranza del Consiglio provinciale hanno deciso di dar vita ad una azione conoscitiva e di proposta in merito alla vicenda degli appalti. Insomma, le porte della stalla si chiudono quando i buoi sono già scappati.

AUTORE: Emilio Querini