Simone di Giovanni, mi ami più di costoro?’. Gli rispose: ‘Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene” Gli rispose Gesù: ‘Pasci le mie pecore’ (Gv 21,15.17). Eravamo alla vigilia della solennità dei santi Apostoli, qualche tempo fa, e andavo a cercare sul bel testo di introduzione e note, che accompagna la nuova versione della Bibbia della Cei, uno spunto per una esegesi fedele, ed ecco due giovani venuti a trovarmi che mi hanno dato una esegesi viva. Due giovani, coetanei tra loro. Uno tornava da una forte esperienza vissuta per nove mesi in una poverissima parrocchia sull’altipiano della Bolivia, Santiago de Huata, a quattromila metri sul livello del mare: una esperienza di servizio ai più poveri, fraternamente accompagnata da una intensa, costante preghiera sulla Bibbia, fatta insieme a un nostro caro prete fidei donum, da diversi anni in missione lassù. L’altro alla vigilia della discussione di laurea in Filosofia sul tema della ‘bellezza’, preparata in una calda esperienza di condivisione di vita monastica nello storico eremo di Fonte Avellana. Avrei voluto chiedere loro tante cose, ma mi sono arreso di fronte alla notizia che mi ha fatto toccare con mano come il Vangelo di Gesù non sia la storia di un fatto lontano ma l’avventura sempre nuova di un incontro con il Signore, che fa nuova la vita nel dono di un amore più grande. Quei due giovani amici, che conosco da ragazzi e che non avrei mai pensato di trovarmi davanti alla vigilia di entrare uno in seminario e l’altro in monastero; e non tanto per essere innamorati di una vita sacerdotale e di una vita monastica, ma per essere innamorati di Gesù. Non so se come rettore del Seminario maggiore abbia trovato molti appassionati di Gesù, o piuttosto contenti di farsi preti. Certo, la radice della scelta di vita per il Signore potrà andare d’accordo anche con la voglia di fare il prete, con la gioia del ministero; però quella radice, di fronte alle variabili del ministero, agli alti e bassi, alle luci e alle ombre, resta invariata ed invariante, e da essa continuamente si richiama la autenticità del ministero presbiterale. Nel ventunesimo capitolo del Vangelo di Giovanni il messaggio centrale non è semplicemente il mandato a ‘pascere’ ma la connessione del mandato di ‘pascere’ con l’amore: ‘Mi vuoi bene?’, allora ‘pasci’. Il ‘pascere’ è strettamente connesso all’amare Gesù con preferenza assoluta, da cui discende la grazia di ‘pascere’, che è donare la vita a servizio dei fratelli. Scusate, ma ho sentito il bisogno di questa esternazione, di fronte alla magnifica testimonianza di questi miei due giovani amici; per dire ai tanti preti e consacrati che questi giorni ricordano l’anniversario della loro ordinazione o consacrazione, ma per dire a me, soprattutto, di ‘ravvivare il dono’ di quel giorno, per non essere semplicemente dei funzionari. E per ricordare a quanti si impegnano nella pastorale vocazionale, tutti e di più, che ci dobbiamo impegnare ad aver sempre chiaro il criterio del discernimento, che rimanda anzitutto all’amore preferenziale per Cristo.
L’amore più grande
AUTORE:
' Pietro Bottaccioli