La salva dal suicidio. Eroe?

Venerdì 2 settembre, a Venezia, una ragazza ha tentato di uccidersi gettandosi dall’alto di un edificio. Un poliziotto l’ha vista, è corso a raggiungerla, a rischio di precipitare anche lui l’ha trattenuta e portata in salvo. È stato acclamato come un eroe. Ma come!

Non lo avevano detto tutti (o quasi: noi no) che se uno non ce la fa da solo, aiutarlo a suicidarsi è un’opera meritoria, un dovere civico? In questa linea il poliziotto avrebbe dovuto spingerla giù, non tirarla indietro. Era questo il senso della proposta di referendum per la modifica dell’art. 579 del codice penale, che aveva raccolto una valanga di firme ma è stata bloccata dalla Corte costituzionale.

La Corte – con più decisioni – ha detto che l’aiuto al suicidio e l’eutanasia possono essere, sì, legalizzati, ma solo quando chi chiede di morire soffre di patologie gravissime e irreversibili, in un quadro di severi controlli pubblici. Le regole da scrivere in questa materia devono curarsi anche della difesa delle persone deboli e fragili; la collettività deve aiutarle a vivere e non a morire. Per avere firmato queste decisioni e per averle difese in pubblico, il presidente della Corte Giuliano Amato (che non si direbbe affatto un estremista cattolico) è stato insolentito dai portavoce del radicalismo.

L’episodio di Venezia ricorda quello del calciatore azzurro Pessotto, che nel 2006, in un momento di sconforto, si era buttato giù dal tetto della sede dalla Juventus, sfracellandosi. Ma, quasi per miracolo, medici e chirurghi lo salvarono e lui scrisse un libro per raccontare il suo ritorno alla vita e ringraziare chi lo aveva accompagnato, dai medici ai calciatori della Nazionale che, mentre era all’ospedale, per fargli tornare la voglia e la gioia di vivere gli avevano portato la coppa del mondo vinta a Berlino.

Certo, lo Stato laico non può rendere obbligatorio per legge l’eroismo che ci vuole per accettare il prolungamento di una sofferenza oggettivamente senza speranza. Ma la giusta misura è, per una volta tanto, quella indicata dalla Corte costituzionale; e dal poliziotto di Venezia.