La settimana scorsa ho parlato del nascituro e del suo diritto di vivere. Adesso riprendo il discorso, non per completarlo (ci vorrebbe troppo spazio), ma almeno per equilibrarlo parlando della madre. Per evitare la condanna pronunciata da Gesù contro coloro che caricano sulle spalle degli altri pesi che loro non toccherebbero con un dito (Lc 11,46).
Non ci si può nascondere che la maternità comporta per la donna fatiche, rinunce, dolori, al cui confronto spariscono quelli che la paternità comporta per l’uomo – fosse pure il più coscienzioso del mondo. Se una donna è riluttante ad accollarsi questo peso, la risposta della società non può essere la condanna, deve essere la solidarietà. Nel linguaggio giuridico, essere solidali vuol dire cointestarsi un debito fra più persone, in modo che chi ne ha i mezzi paga, e libera anche gli altri.
In uno Stato moderno la solidarietà collettiva verso le madri si esprime con i servizi sociali e sanitari gratuiti, gli asili nido pubblici, i sussidi economici, le garanzie per le madri nel Diritto del lavoro. Tutte cose che negli Usa sono fieramente avversate, guarda caso, proprio da quella destra intransigente che promuove la penalizzazione legale dell’aborto (e sostiene anche la pena di morte e la libera circolazione dei fucili mitragliatori). E dove c’è un minimo di sostegno alle madri, costoro vorrebbero escluderne le madri sole, perché – dicono – aiutarle significherebbe “incoraggiare l’immoralità”. Con quel tipo di America sento di non avere nulla in comune. Fin qui ho parlato delle forme di solidarietà – che in Italia esistono, ma sono ben lontane dall’essere efficienti come dovrebbero – rivolte alla generalità delle madri.
Poi ci sarebbe, ancora tutta da costruire, la solidarietà da dare in forma specifica alle singole donne in difficoltà, come alternativa all’aborto. Vogliamo parlare di questo, invece di fare crociate da una parte e dall’altra? Magari prendiamo come icona beneaugurante Ursula von der Leyen, che ha fatto una carriera politica strabiliante fino a diventare presidente della Commissione Ue… e ha sette figli.