La proposta della Chiesa diocesana di un libero confronto sul futuro del territorio ternano ha riscosso grande successo di partecipazione e di idee: 800 persone sono intervenute al convegno, e oltre 100 hanno preso la parola, con argomentazioni diverse. Il futuro della città e della comunità passa per un modello di partecipazione aperto a tutti i soggetti e gruppi sociali, dove la Chiesa è chiamata a rivitalizzare un ‘sano agonismo’, a dare sviluppo alla creatività per nuove opportunità di crescita e sviluppo. Un evento che, innanzi tutto, è stato un richiamo ad un impegno sociale e civile dei cattolici, nel rivalutare una relazione intima con la società, nella quale essere seme di speranza e rinascita, stimolo costruttivo, fonte di valorizzazione delle energie vitali e strumento di coesione di idee diverse, nello spirito della condivisione ma nel rispetto e riconoscimento delle diverse identità. ‘Non uno sconfinamento ‘ ha ricordato Nicola Molè nel suo intervento ‘ perché il fine della Chiesa è il bene dell’uomo come singolo e come comunità’. Emergono allora diverse opportunità da cogliere e responsabilità da assumere per immaginare dialetticamente insieme il futuro di una città che stenta a riappropriarsi di una propria identità. ‘Non è la prima volta ‘ ha ricordato Molè ‘ che la diocesi interviene nelle questioni della comunità cittadina, quando ci sono da difendere valori fondanti della persona umana e dare un contributo per crescere e svilupparsi’. Già nel 1952 il vescovo Dal Prà intervenne a difesa dei lavoratori dell’acciaieria, seguito poi da Quadri, Gualdrini e Paglia; e ancora nel 1991 la presidenza del Consiglio pastorale diocesano, Gualdrini vescovo, accolse gruppi di albanesi, dopo la caduta del regime comunista, destinati per decisione del Governo a Terni; fatto che creò non poche ostilità. E ancora, il più recente impegno a sostegno della pace in Medio Oriente, con varie iniziative. ‘C’è anche una passione etica che costituisce il bene di una comunità – ha ricordato invece don Gianni Colasanti -. Non accorgersi che la Chiesa di Terni, nel suo rapporto con l’intero della città, si colloca sul terreno dell’etica, senza la presunzione di voler rappresentare da sola tutta l’etica, significa non cogliere la realtà. È necessario che tutta la città impari a leggere la realtà con parametri altri rispetto a quelli della pura ricerca di guadagni di parte da conseguire’. Crescere nell’integrazione e assimilazione, piuttosto che mantenere la divisione e difesa d’interessi particolaristici, potrebbero essere alcune delle indicazioni metodologiche per ‘il bene di una comunità capace di muoversi come un tutto verso un orizzonte comune’ conclude don Gianni.
Sano agonismo delle idee
Convegno organizzato dalla diocesi sul futuro della città
AUTORE:
Elisabetta Lomoro