Stramaccioni (pd): l’Umbria seguì una strada peculiare

Il '68 a Perugia/2. In un libro il Sessantotto e la Sinistra

Il volume di Alberto Stramaccioni Il ’68 in una regione rossa. L’Umbria dal sottosviluppo alla modernizzazione (ed. EraNuova) si va ad aggiungere ad altre pubblicazioni sul 40’anniversario di quell’evento che suscita ancora problemi e discussioni. Stramaccioni, che insegna Storia contemporanea all’Università per Stranieri e per alcuni anni è stato prima dirigente e poi deputato, dal Pci al Pd passando per le altre sigle, non è nuovo a produzioni storiche e di carattere politico. Recentemente per gli Editori Riuniti aveva pubblicato una Storia d’Italia dal 1861 al 2006. La tesi di Stramaccioni è che l’esperienza umbra del movimento che voleva ‘l’immaginazione al potere’ rappresenti, a suo modo, un caso unico nel panorama nazionale. Questo perché nella nostra regione, più che altrove, le avanguardie del movimento provengono dalle organizzazioni della sinistra storica e, salvo rare eccezioni, nelle stesse organizzazioni rientrano dopo qualche tempo, contribuendo a determinare l’evoluzione della classe dirigente regionale. Il libro propone anche un’accurata cronologia dell’attività del movimento studentesco in Italia e in Umbria dal 1960 al 1972, insieme ad un inserto fotografico sulle manifestazioni degli studenti a Perugia nel 1968. Una valutazione molto positiva della fatica di Stramaccioni si trova nella prefazione firmata da Marco Boato, il quale mette in evidenza come l’autore abbia trovato una linea mediana tra coloro che esaltano il ’68 come un mito tutto positivo e coloro che al contrario vi trovano soltanto l’aspetto negativo, che ha avuto il suo esito nella violenza terroristica. Non una linea critica di astratta mediazione, ma aperta a prospettive diverse secondo il punto di vista di concreti protagonisti o osservatori contemporanei nella loro molteplice forma di esperienza. Questa è stata almeno l’intenzione, come può rilevarsi alla sola lettura del breve testo di G. M. Bravo riportato all’inizio, dove si accenna al ’68 come forma di ‘illusione della rivoluzione’ che ha prodotto la ‘delusione dell’illusione’ e segnala alcune reazioni individuali che nel tempo si sono manifesate: ‘frustrazione, inganno, tradimento’. Insomma il ’68 ha fatto molto rumore, ma le conseguenze che ne sono derivate sono diversificate e contraddittorie. Chi seguì la ‘via rivoluzionaria della lotta diretta, feroce e armata contro il sistema capitalistico e imperialistico e i suoi ‘servi’ di destra e di sinistra’: altri si sono rifugiati ‘nell’individuaismo e qualunquismo’ o al ‘servizio delle forze che prima avevano osteggiato’. Un’osservazione generale che si può fare è la persistente caratterizzazione dell’Umbria come la Regione rossa, con una narrazione della storia come se tutto e sempre avesse ruotato attorno al partito di maggioranza della sinistra. Il mondo cattolico, ad esempio fa una rapida apparizione, quasi fosse assente da quel movimento, mentre ha avuto in quel periodo forti personalità e iniziative di fede impegnata nel sociale e nel dialogo interculturale.

AUTORE: E.B.