cattolici umbri in politica: dove sono (e che fanno’)?

Difficili da 'riconoscere' nelle scelte politiche. E con un futuro incerto

La diaspora dalla Dc è ormai consegnata alle pagine della storia, compiuta nel suo tragitto politico. Ora, a giudizio condiviso, i cattolici sono ‘spalmati’ (termine orribile del gergo della politica) un po’ in tutti i partiti. Recenti fatti, nazionali e locali, sembrano contraddire queste acquisizioni, rilanciando come più che mai attuale la questione cattolica. Lo ha fatto, con toni aspri, il settimanale Famiglia cristiana, arrivando a paventare per il Partito democratico una fuoriuscita a breve della sua componente cattolica, i cosiddetti ‘teodem’ (che hanno smentito, almeno per ora). In Umbria, l’approccio al Pd non era stato propriamente fluido e indolore: l’avvicinarsi del voto aveva accelerato la soluzione Bruscolotti segretaria – Boccali vice (la prima ex Margherita, il secondo ex Ds), riuscendo ad attutire, o a rinviare, almeno in apparenza quelle frizioni interne che ora, con rilevanti scadenze interne da affrontare (statuto, conferenza programmatica ed altro) potrebbero riaffiorare, soprattutto per la scelta delle candidature alle amministrative 2009. In Consiglio regionale, da alcuni mesi i due ‘soci’ Pd lavorano in un gruppo unico. Ravvisare, evidenziare nella ‘produzione’ legislativa del Consiglio stesso (e, dunque, della sua maggioranza) il ‘timbro’ dei cattolici potrebbe non risultare un esercizio agevole. Non perché questo contributo non ci sia o sia più o meno consistente, ma per il ruolo stesso dell’assemblea elettiva, negli ultimi anni notevolmente sfumato rispetto a quello dell’esecutivo. C’è una crisi di rappresentanza in generale, che riguarda tutte le assemblee elettive e che dunque, per gli elettori cattolici, potrebbe risultare doppiamente penalizzante. Ma lo stesso Consiglio umbro, nelle ultime settimane, è stato teatro di cambiamenti di una certa rilevanza anche nello schieramento di centrodestra, con l’ex capogruppo Udc Sebastiani passato a Forza Italia insieme al neoconsigliere Santi (subentrato a Laffranco). Anche Santi è uscito dall’Udc sposando il progetto del Pdl. Ora l’unico rappresentante del partito di Casini a palazzo Cesaroni è Enrico Melasecche. Sebastiani e Santi si sono presi i duri rimbrotti della dirigenza regionale Udc, che li ha tacciati di ‘trasformismo’. I due non hanno battuto ciglio: ‘In FI e nel Pdl siamo a casa nostra e da qui difendiamo meglio i nostri valori’, hanno replicato. Il tempo, ed i fatti della politica, diranno se da questo punto di vista avranno fatto la scelta giusta.’ 

AUTORE: Daris Giancarlini