Torniamo a parlare dei referendum del 12 giugno.
La settimana scorsa ho detto che gli elettori trovano difficile capire i quesiti, ma ancor più difficili da capire sono le ragioni che hanno ispirato i promotori. Per due dei quesiti azzardo una spiegazione: vorrebbero proteggere i politici costretti a fare i conti con la giustizia penale. Non si spiega diversamente la proposta di abrogare la cosiddetta legge Severino del 2012, quella che vieta di candidare alle elezioni – e di nominarli a cariche governative – i politici condannati con sentenza definitiva (sottolineo: definitiva) per una serie di reati di una certa gravità, a cominciare dalla corruzione.
Si può dire più o meno lo stesso per la proposta di abrogare la norma per la quale il giudice penale, trovandosi a decidere su eventuali misure cautelari (carcerazione preventiva, ma anche solo la sospensione dagli incarichi pubblici) nei confronti di indagati, può tenere conto del pericolo di reiterazione del reato. Si sa che i politici italiani si sentono perseguitati dalla magistratura. Forse dipende solo dal fatto che in alcuni ambienti politici sono abituali comportamenti – diciamo così disinvolti. Tuttavia sono disposto ad ammettere che in qualche caso ci siano state forzature da parte dei pubblici ministeri e dei giudici. Si dovrebbe però riconoscere anche che, in un Paese civile, quei comportamenti dovrebbero incontrare, prima che le sentenze della magistratura, la condanna spontanea dell’elettorato.
In Francia, in vista delle elezioni presidenziali del 2017 poi vinte da Macron, i sondaggi davano per vincente François Fillon, del centro moderato, già primo ministro e molto stimato. Ma a sorpresa si scoprì che Fillon da molti anni faceva stipendiare sua moglie dallo Stato, come assistente parlamentare, senza che avesse mai veramente lavorato. Una colpa che in Italia sarebbe liquidata con un’alzata di spalle. Nel giro di poche settimane, Fillon scivolò dal primo al terzo posto, non entrò al ballottaggio e scomparve dalla politica per sempre. Per una libera decisione degli elettori, senza bisogno né di leggi né di sentenze.
Da noi c’è voluta la legge Severino… e qualcuno vorrebbe cancellarla con un referendum.