Droga: reprimere è inutile?

'I processi sono tanti - dice Miriano. - E ci sono troppe leggi: il delinquente agguerrito sa come evitarle. Quindi, repressione sì, ma che sia efficace. Invece si fanno leggi severissime, e poi no

Prevenzione del rischio e ancora prevenzione. Il procuratore della Repubblica Nicola Miriano ribadisce a più riprese la sua convinzione, nata da anni di indagini per combattere il traffico di sostanze stupefacenti: la repressione è doverosa, ma non si può pensare che da sola possa risolvere il problema della diffusione della droga nelle nostre città e paesi. Con lui, cerchiamo di capire cosa accade in Umbria. Uno dei problemi avvertiti dalla popolazione è che lo spacciatore arrestato il giorno dopo lo si vede di nuovo in circolazione. Cosa non funziona? ‘È un problema de iure condendo, ovvero le norme non solo consentono ma impongono questo sistema blando. È bene? È male? Per me, è male. Oggigiorno è difficile farsi due anni veri in galera perché bisogna distinguere tra la pena ‘irrogata’ e la pena ‘eseguita’, ovvero dopo la condanna ci sono tanti di quei sistemi che ricadono sotto il magistrato di sorveglianza, che da vent’anni di reclusione si può arrivare a farne solo tre’.Quando uno spacciatore viene arrestato, che iter segue? E arriva al processo?’Non sempre, anche perché i processi da fare sono tanti. E poi ci sono troppe leggi. Il delinquente agguerrito e ben difeso ha modo di evitarle. Quindi, repressione sì, ma che sia efficace. Invece si fanno leggi severissime, che poi ci vogliono anni per applicare, per infine far eseguire le pene soltanto in parte!’. La cronaca riferisce continuamente dell’arresto di stranieri per traffico e spaccio stupefacenti. Quale è il loro ruolo? ‘Ci sono sia cittadini italiani che stranieri implicati nel commercio illegittimo di sostanze stupefacenti. Può avvenire come semplice spaccio o sotto forma di associazione a delinquere ai fini dello spaccio. Lo spaccio puro e semplice è in buona parte svolto cittadini stranieri. Quelli che noi arrestiamo sono in genere pesci piuttosto piccoli. Questo è il dramma della repressione come mezzo di contrasto alla droga: cioè colpisce soggetti anche importanti, ma non i principi, i manager. Abbiamo colpito anche quelli, ma, anzitutto sono numericamente molto meno delle mezze o piccolissime figure, e poi sono meglio difesi, si celano meglio’. La ‘testa’ del traffico è in Umbria o fuori? ”Le ‘teste’ del traffico sono fuori, ma in Umbria o in Italia ci sono personaggi molto importanti. E poi lo spaccio della droga non è riferibile ad un’unica organizzazione, ma a molte. Spesso noi le distruggiamo, ma rinascono’. Sembra una guerra infinita”Sì, anche perché, secondo me, la repressione nella droga non è una carta vincente. Si deve far la lotta ai fattori di rischio del consumo della droga, che sono un certo tipo di cultura o la mancanza di cultura, la disgregazione familiare, la mancanza di lavoro, il decadimento di certe soglie morali. Con la repressione, sequestriamo una minima parte delle sostanze stupefacenti prodotte illegittimamente e procediamo penalmente contro una minima parte di coloro che agiscono per questo commercio’. Si assimila lo straniero allo spacciatore, fino a pensare che, se lo si manda via, si risolve anche il problema dello spaccio. È d’accordo? ‘No, assolutamente! Tra gli stranieri ci sono coloro che rispettano le regole del nostro Paese. Poi ci sono degli elementi che non le rispettano, in regola o clandestini. Questi fanno più rumore e sono molto più appariscenti degli altri che a testa bassa lavorano onestamente’. I sequestri di droga: c’è una stima a quanto corrispondono effettivamente rispetto alla droga circolante?’Sicuramente è una parte modestissima. E lo dico perché, sequestrate anche cospicue quantità di stupefacenti, il commercio illegittimo seguita a girare liberamente’. Ci sono in Umbria organizzazioni criminali dedite al traffico di droga? ‘Ci sono. Abbiamo avuto anche casi di ramificazioni all’estero: la Procura ha lavorato in Colombia e in altri continenti. Ci sono in Umbria processi a carico di persone per organizzazioni criminali di un certo peso locale, che già si profilano come associazioni di criminali organizzati ai fini dello spaccio della droga. Ci sono, e ne abbiamo individuate parecchie negli undici anni che ho passato come procuratore di Perugia. Ma sono organizzazioni di dimensioni inferiori a quelle continentali o intercontinentali, e poi non sono le main organizations, anche perché quelle si confondono con le organizzazioni che veicolano il denaro proveniente dallo spaccio di stupefacenti verso obiettivi che presentino fisionomie lecite. E questo è il vero problema’.

AUTORE: Maria Rita Valli