Si è svolta domenica 15 maggio la celebrazione della dedicazione della chiesa dell’Unità pastorale delle comunità parrocchiali di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino, intitolata a san Giovanni Paolo II alla presenza del cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia. “In questa domenica, festa dal timbro fortemente pasquale, è consacrata una nuova chiesa, la dimora di Dio tra gli uomini”. Lo ha richiamato il cardinale Bassetti all’inizio della sua omelia. Concelebranti sono stati l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra, e il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, insieme ai sacerdoti dell’Unità pastorale, mons. Giuseppe Gioia, don Fabrizio Crocioni, don Antonio Paoletti e don Oscar Walter Huaman Bustamante, e ad altri sacerdoti diocesani. Alla celebrazione presenti anche i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro e numerosi fedeli. Diversi sono stati i segni che hanno caratterizzato la liturgia della dedicazione di questa nuova chiesa, dalla consegna delle sue chiavi da parte di mons. Gioia al cardinale Bassetti alla collocazione nell’altare della reliquia di san Giovanni Paolo II ex sanguine su abito indossato nel giorno dell’attentato in Piazza San Pietro, il 13 maggio 1981, alla consacrazione dello stesso altare con l’olio del crisma da parte del cardinale. La reliquia di san Giovanni Paolo II è stata donata all’Unità pastorale dal cardinale di Cracovia Stanislaw Dziwisz, il primo giugno 2015, nel corso del pellegrinaggio dei giovani dell’Oratorio “GPII” in terra polacca, per la definitiva allocazione nel complesso interparrocchiale intitolato a questo grande santo del nostro tempo.
Festa di popolo
Una vera e propria festa di popolo di Dio tanto attesa da tutta la città, perché “quando consacriamo un tempio al Dio vivente – ricordava San Giovanni Paolo II – entriamo nel mistero della Pasqua di Cristo. Cristo stesso, infatti, crocifisso e risorto, è la pietra angolare” ha voluto citare il cardinale Bassetti il santo a cui è intitolata questa nuova chiesa aggiungendo: “L’edificio e il popolo di Dio che lo anima costituiscono la vera immagine della Chiesa in cammino verso il Regno eterno, dove il Signore stesso sarà la grande dimora di tutti i salvati”. Nel ripercorrere le fasi della realizzazione della chiesa, il presule ha sottolineato “l’impegno di tutti nella ricerca continua di un luogo adatto e dei mezzi economici necessari per affrontare la costruzione di questa chiesa, fin dall’episcopato del mio predecessore, Mons. Giuseppe Chiaretti, di venerata memoria, di cui oggi ricordiamo il 39° anniversario di ordinazione episcopale, 15 maggio 1983. Grazie all’aiuto degli amministratori pubblici e delle ditte specializzate, questo campo, nella vallata dinanzi al Santuario della Madonna della Pietra, è divenuto il cuore pulsante di tutta l’Unità pastorale. Completati i lavori strutturali qualche mese fa, via via si è cercato di curare l’arredamento dell’aula liturgica e sistemare tutti gli spazi esterni, che offrono alla comunità parrocchiale, in particolar modo ai giovani, luoghi per la preghiera, per la catechesi, per la formazione e per lo svago». La chiesa, ha proseguito il cardinale «oggi si mostra in tutto il suo splendore, insieme alle opere parrocchiali; belle e funzionanti, nelle varie parti architettoniche. In questa comunità vi è stato un mirabile connubio tra la recente chiesa di pietre e la chiesa viva del popolo, che qui esisteva e si è formata lungo tanti anni di servizio pastorale di don Giuseppe Gioia e dei suoi collaboratori”.
Esempio di sinodalità
Bassetti ha auspicato che “questo complesso, con la sua chiesa, deve rappresentare – soprattutto nel tempo in cui si svolge il cammino sinodale della Chiesa italiana – un esempio di sinodalità. Qui devono collaborare in modo concreto, stimandosi vicendevolmente, le diverse associazioni di fedeli che fanno riferimento alle parrocchie del territorio, come anche i movimenti e i cammini che da tempo trovano spazio tra voi. Tutti, anche i fedeli che non fanno riferimento ad alcuna particolare espressione della fede, anche coloro che solo entreranno qui per una preghiera, devono trovare accoglienza e comunione. Sarà in questo modo, allora, che gli edifici costruiti da uomini potranno diventare – come abbiamo ascoltato dall’Apocalisse – ‘la casa di Dio’ o ‘la tenda di Dio con gli uomini’ (Ap. 21,3). Non è difficile ritrovare in questa descrizione il riferimento alla tenda o ‘tabernacolo’ che Mosè aveva costruito nel deserto, in mezzo alle tende degli Ebrei, e di cui si parla nel libro dell’Esodo: era quello era il luogo in cui ci si incontrava, e soprattutto era il luogo in cui si ascoltava la voce di Dio che parlava a Israele. Nella gioia di questa giornata, desidero salutare tutti i presenti, le famiglie e giovani, gli anziani. È forse la mia ultima celebrazione insieme a voi come vescovo. Vi accompagni sempre la mia benedizione e il mio affetto”.
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