“La politica torni ad essere l’alternativa alla guerra!”. È l’appello che Flavio Lotti, Coordinatore del Comitato promotore della Marcia PerugiAssisi, ha rivolto dal palco davanti ai partecipanti alla marcia per la pace in Ucraina giunti alla tappa finale del percorso, la piazza inferiore di San Francesco in Assisi (tutti gli interventi finali nel video della diretta su You Tube).
Lotti ha ricordato che la partecipazione alla giornata non si è concretizzata solo nella Perugia-Assisi ma anche in numerose iniziative tenute in molte altre città italiane.
Per la prima volta anche le Università hanno aderito alla Marcia
Oltre a Lotti sono intervenuti il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino (qui il suo intervento), il custode del Sacro Convento di Assisi fra fra Marco Moroni, che ha richiamato le parole che Papa Francesco, al “ReginaCaeli”, ha rivolto ai politici (“ascoltate quello che dice il popolo”) e si è detto convinto che “si può ancora intavolare il dialogo” perché “non è quella delle armi la risposta, le armi portano solo distruzione, non ci sarà mai nessuna vittoria di nessuno perché le armi portano il male di tutti”. Infine il Custude ha invitato ad andare sulla tomba di Francesco per chiedere “attraverso di lui il dono della pace del Risorto, la fine dell’ ostilità e la pace per tutto il mondo”.
Sono intervenuti anche Giuseppe Giulietti, Presidente FNSI, fondatore Articolo 21, la sindaco di Assisi Stefania Proietti e altri sindaci e autorità, i ragazzi dele scuole che hanno partecipato alla marcia, tanti altri impegnati per la pace e, per la prima volta, diversi Rettori delle Università italiane, tra cui il Rettore dell’Università di Perugia, in rappresentanza della Conferenza dei Rettori delle Università italiane che ha aperto un sito in cui sono raccolte le iniziative dei singoli Atenei a sostegno della pace in Ucraina.
Lotti: per salvare gli ucraini dobbiamo togliere la parola alle armi
“Dopo 8 anni di guerra e 60 giorni di escalation è venuto il tempo di fermare la guerra.
Questa guerra poteva e doveva essere evitata. Per otto anni e 60 giorni – ha ricordato ancora Lotti – abbiamo affidato alle armi le sorti dell’Ucraina, dell’Europa, del diritto all’autodeterminazione dei popoli, della libertà, della democrazia e della pace nel mondo. È il suicidio della politica”.
Lotti ha ripetuto ciò che in vari modi gli interventi hanno ribadito, e cioè che “non è vero che le armi sono l’unico aiuto che possiamo dare all’Ucraina. C’è un altro modo ed è il motivo per cui siamo qui”.
“Per salvare la vita degli ucraini – ha detto Lotti – dobbiamo togliere la parola alle armi e ridarla alla politica. Una politica nuova, una politica di cura, di pace e nonviolenza basata sul diritto internazionale dei diritti umani, sul disarmo e sulla consapevolezza che un mondo ormai globalizzato, frammentato, sottoposto a grandi sfide comuni richiede il passaggio dalla competizione selvaggia alla cura reciproca, dall’economia di guerra all’economia della fraternità, dalla sicurezza armata alla sicurezza comune”.