Pace Ucraina. Sorrentino: sosteniamo una diplomazia che poggi sulle ragioni della fraternità

Il lungo corteo della Marcia straordinaria della pace ha raggiunto la piazza Inferiore di San Francesco ad Assisi. I partecipanti – oltre 10 mila secondo gli organizzatori – erano partiti poco dopo le 9 di questa mattina dai Giardini del Frontone di Perugia.

In piazza San Francesco si sono alternate le voci di chi chiede ai Governi un impegno forte per la pace.

Tra gli interventi quello del Vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino. “La cultura della non-violenza – ha detto Sorrentino – è oggi di fronte a una sfida: dimostrare di avere la capacità di difendere veramente gli aggrediti sostenendo una diplomazia che poggi non su equilibri di potere, ma sulle ragioni della fraternità. È questa la diplomazia che serve. Papa Francesco si è messo a disposizione. Ieri Zelenski ha detto che accoglierebbe la sua mediazione. E perché non potrebbe accoglierla anche Putin?”.

“Noi – ha aggiunto Sorrentino – vogliamo aiutare le diplomazie ascoltando l’invito del Papa a compiere il primo atto, direi “popolare”, di questa diplomazia, e cioè un atto di verità con noi stessi e dentro noi stessi, di cui è appunto espressione la preghiera, o, per chi non sa pregare, la meditazione sul senso della vita e del mistero che la avvolge”.

Sorrentino ha concluso conun invito che è una speranza: che “questa piazza di pace diventi, almeno idealmente, il luogo ospitale di una diplomazia che metta subito fine a questa sciagurata guerra e ponga le premesse di una pace giusta e duratura in Europa e nel mondo. Grazie, popolo della pace!”.

Sorrentino ha rivolto un invito forte a pregare poerché “Dentro l’invito alla preghiera c’è l’invito alla conversione di ciascuno di noi, ma anche delle nostre istituzioni e delle nostre politiche”.

La sera prima della marcia nella Chiesa inferiore della Basilica di San Francesco min Assisi si è tenuta una Veglia di preghiera come momento di preparazione alla Marcia straordinaria per la Pace #PerugiAssisi.

Alla Veglia ha partecipato il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, che ha offerto due meditazioni per sottolineare, alla luce del Vangelo, l’urgenza di gesti di fraternità e riconciliazione, soprattutto in questo tempo di guerra. “Avere un cuore ricolmo di compassione – ha detto Czerny – per coloro che sono vittime innocenti dell’odio umano e dell’ubriacatura del potere” (il suo intervento su vatican.va)

Il testo integrale del saluto di mons. Sorrentino

Cari fratelli e sorelle,

abbiamo da poco ricevuto il saluto di papa Francesco. Ci ha chiesto due cose: «accrescere la preghiera per la pace» «avere il coraggio di dire, di manifestare che la pace è possibile».

Per voi, marciatori della pace, l’invito a manifestare sfonda una porta aperta.

Permettetemi di sottolineare, come mi è già capitato di fare nella Lettera ai governanti dei popoli, la prima richiesta del papa: «accrescere la preghiera per la pace».

Facciamo forse fatica a percepire la forza “strategica” di questa parola. Eppure è proprio questa il fondamento di una cultura della non-violenza, che non si limiti a dire “no” alle armi. Da solo, questo “no” potrebbe essere ambiguo. A chi è aggredito potrebbe apparire persino cinico, come una complicità con l’aggressore.

Dentro l’invito alla preghiera c’è l’invito alla conversione di ciascuno di noi, ma anche delle nostre istituzioni e delle nostre politiche. Noi cristiani siamo convinti – in sintonia con quanti esprimono la loro fede in modi diversi, come avvenne nella preghiera per la pace elevata qui da Giovanni Paolo II con i leaders religiosi del mondo il 27 ottobre 1986 e da noi rilanciata il 27 di ogni mese – che se non ritroviamo il senso di Dio come unico Signore della vita, di ogni vita, e come fondamento della nostra fraternità, non avremo abbastanza forza per riconoscere, anche come base delle nostre istituzioni nazionali e internazionali fino all’ONU, che nessuno di noi è padrone della vita, e nessuno può credersi in diritto  di usare la forza per risolvere alla sua maniera i problemi del mondo.

La cultura della non-violenza è oggi di fronte a una sfida: dimostrare di avere la capacità di difendere veramente gli aggrediti sostenendo una diplomazia che poggi non su equilibri di potere, ma sulle ragioni della fraternità. È questa la diplomazia che serve. Papa Francesco si è messo a disposizione.

Ieri Zelenski ha detto che accoglierebbe la sua mediazione. E perché non potrebbe accoglierla anche Putin?  Questa piazza è la grande scuola della diplomazia della pace di cui è maestro il Poverello di Assisi.

Noi vogliamo aiutare le diplomazie ascoltando l’invito del Papa a compiere il primo atto, direi “popolare”, di questa diplomazia, e cioè un atto di verità con noi stessi e dentro noi stessi, di cui è appunto espressione la preghiera, o, per chi non sa pregare, la meditazione sul senso della vita e del mistero che la avvolge. Vi chiedo un minuto di silenzio orante, in cui ciascuno di noi si faccia carico intimamente delle sofferenze di tanti fratelli che stanno morendo e soffrendo in questa guerra e in tutte le guerre del mondo. Un silenzio orante che sia anche un atto di umiltà, in cui ci riconosciamo tutti “custodi” dei fratelli e delle sorelle, e facciamo arrivare un sentimento di fraternità persino a coloro che consideriamo nemici o che sono responsabili della guerra, chiedendo a Dio di toccare i loro cuori.

Questa piazza di pace diventi, almeno idealmente, il luogo ospitale di una diplomazia che metta subito fine a questa sciagurata guerra e ponga le premesse di una pace giusta e duratura in Europa e nel mondo. Grazie, popolo della pace!

Assisi, 24 aprile ’22