Nei dibattiti in tv, radio, e giornali stampati sul conflitto russoucraino, riaffiora ogni tanto la domanda: ma l’Onu che fa? Perché non manda i suoi famosi caschi blu a riportare l’ordine? Si sentono dare risposte evasive e talvolta bislacche. Il fatto è che moltissimi credono che l’Onu sia una specie di super-governo mondiale, l’autorità più elevata che ha l’ultima parola e parla a nome dell’umanità intera.
Purtroppo non è così. L’Onu è solo il luogo nel quale i rappresentanti dei 193 Stati membri si incontrano per discutere; possono anche votare nell’assemblea generale, ma le mozioni approvate hanno un valore solo simbolico. Del resto, che peso potrebbero avere, visto che lì ogni Stato ha un voto, e San Marino conta come la Cina? Il Consiglio di sicurezza, quello sì, può prendere decisioni operative, ma con questa regola: ne fanno parte di diritto i cinque soci fondatori (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) e ciascuno di loro ha diritto di veto. In pratica, l’Onu decide qualche cosa solo se quei cinque sono tutti d’accordo. Chiaramente, non accade se l’uno o l’altro di loro è implicato direttamente; come ora che la Russia è una delle parti in conflitto. Questo sistema può essere giudicato iniquo perché mette l’Onu nelle mani di una cerchia di Stati grossi, ricchi e potenti.
Ma realisticamente si deve dire che almeno, in questo modo, l’Onu una possibilità di funzionamento ce l’ha, sia pure di rado e in modo imperfetto. Se si cancellasse il privilegio dei cinque Grandi, non si arriverebbe mai a una decisione veramente utile.
L’Unione europea, che vive nella dimensione continentale e non in quella planetaria, è molto più avanti sulla strada della costruzione di un ordinamento sovranazionale, e ha al suo interno molte meno ragioni di possibili conflitti; e tuttavia essa stessa non riesce ancora a dotarsi di una politica internazionale comune e unitaria. E poi, quando sulla scena del mondo si affacciano governanti che non esitano a fare uso della forza, e che solo con la forza potranno essere fermati, la costruzione di un ordine mondiale pacifico può sembrare irraggiungibile. Ma pensarci è doveroso.