Un serio tentativo di riscoprire i più autentici valori che dovrebbero segnare, per un cristiano, il modo di essere nella politica e nella società, non può che passare oggi per la famiglia, pietra angolare della dottrina sociale della Chiesa ma, anche e soprattutto, nucleo imprescindibile e vitale di ogni convivenza civile. Questo valore, che la Dc di Sturzo e De Gasperi aveva posto in cima alla scala delle priorità della nuova Repubblica, sembra oggi essere sceso alquanto in basso. Si era puntato sul salario familiare e si è giunti ad abolire gli assegni. Ci si era impegnati per una seria politica della casa e le giovani coppie si trovano spesso di fronte ad un ostacolo quasi insormontabile. Si era parlato di predisporre strutture di accoglienza, frequenza gratuita per asili nido e scuola materna, assistenza domiciliare: tutti sogni rimasti nel cassetto. Ritrovare l’antica spinta per avviare a soluzione questo fondamentale problema deve rappresentare l’impegno prioritario di una politica che, sull’ esempio e sulla spinta delle recenti denunce dei Pontefici che in questi ultimi decenni si sono succeduti sul soglio di Pietro, voglia tornare ad abbeverarsi alle più autentiche fonti della propria ragione d’essere. In particolare la tutela e la promozione del diritto di ciascuno a vivere – dal concepimento al termine dell’esistenza – in condizioni di reale dignità personale e sociale, è valore irrinunciabile su cui necessita far convergere un forte impegno civile capace di far riconoscere alla famiglia quel ruolo di protagonista che le appartiene per diritto divino ed umano. Sembra peraltro illusorio pensare che la rinascita della famiglia possa avvenire per vie diverse da quella di una rinnovata presa di coscienza, da parte della famiglia stessa, della sua ritrovata attitudine a farsi nuovamente comunità, pur in un contesto sociale profondamente mutato. Ma a questo ‘ritorno’ della famiglia-comunità anche la società, nel suo complesso, e quella cristiana inserita a lungo in corresponsabilità politiche di maggioranza in quest’arengo democratico, può e deve dare un rilevante contributo, soprattutto in due direzioni. La prima direzione è rappresentata da una politica e da una legislazione sociale che non continuino a penalizzare ed a scoraggiare la famiglia ma la sostengano e la sorreggano essenzialmente nei momenti di ‘crisi’, quali sono gli anni dell’allevamento dei figli e quelli dell’incombente vecchiaia, ed insieme ne facilitino la formazione attraverso un’adeguata politica dell’occupazione giovanile e della casa. La seconda direzione è costituita da una nuova politica del lavoro che tenga conto, assai più di quanto si sia fatto finora, delle esigenze della famiglia-comunità che, in quanto tale, ha esigenze proprie tipiche come gruppo, ed esigenze delle quali deve tenere conto soprattutto il processo produttivo per non impoverirsi – alla fine dei conti – proprio di quelle energie che, appunto, dalla famiglia-comunità si sprigionano e che una famiglia, considerata invece come semplice aggregato di singoli, non riuscirebbe più a produrre. Qualcuno ha notato recentemente, con notevole acume, che ‘una società si può sfruttare maggiormente (sia dal punto di vista politico che da quello economico) quando le persone che la compongono non sono troppo protette’. La famiglia, naturalmente, protegge i propri componenti: per questo la società dei consumi, da una parte, e quella assolutistico-dirigistica, dall’altra, cercano di smantellarla per opposte vie. Alla comunità cristiana in generale e al suo braccio politico l’impegnativo ma non impossibile compito di riportare la famiglia al centro di una convivenza civile ispirata alla disponibilità, all’accoglienza ed all’amore verso il prossimo, di evangelica memoria.
La famiglia al centro dell’impegno sociale e politico
AUTORE:
Giancarlo Scoccia