La nostra vita di risorti in Cristo

La domenica di Pasqua è ormai alle porte. Il significato di questo evento per la diocesi, in tutti i suoi aspetti, viene ripercorso dal vescovo mons. Domenico Sorrentino

Domenica 23 marzo, domenica di Pasqua: meta di un percorso di fede approfondito questa volta con il nostro Vescovo diocesano. Mons. Sorrentino, esiste un nesso tra il mistero pasquale della morte e della resurrezione e d’altro canto i santi patroni della diocesi e la stessa figura di san Francesco? ‘Certo, tutta la vita cristiana, e in particolare la sua dimensione di santità, sgorga proprio dal mistero pasquale di Cristo. San Paolo spiega che con il battesimo noi siamo immersi nella morte di Cristo e risorgiamo in novità di vita. Ogni cristiano è chiamato alla santità. I santi sono coloro che realizzano in modo pieno questa vocazione. Uomini veramente ‘risorti’! Basti pensare al santo patrono Rufino. Sappiamo poco di lui, ma ci è noto che, oltre a dare la fede alla nostra gente, diede la vita per Cristo, fu un martire. Si configurò così alla morte e alla resurrezione di Cristo. San Francesco non fu martire, ma il suo spogliarsi di ogni cosa, la sua povertà radicale, fu un rivivere la condizione di Cristo. Le stigmate della Verna furono il segno della passione di Cristo inscritta nel suo corpo. Il Cantico delle creature, pur ideato in una situazione di malattia e sofferenza, fu il canto di un uomo risorto, per il quale tutto, persino il dolore e la morte, veniva trasfigurato a lode dell’Altissimo, onnipotente, bon Signore’. Quali ‘riti’ della Pasqua diocesana (a prescindere dalla liturgia) la coinvolgono maggiormente, considerando la sua prestigiosa esperienza presso il santuario di Pompei? ‘Dico subito che dalla liturgia non posso prescindere. E non si può prescindere. Il grande Triduo pasquale, che dal Giovedì santo alla domenica di Risurrezione fa vivere gli eventi culminanti della vita di Cristo, è il cuore dell’anno liturgico. Si pensi alla messa del Giovedì santo, con l’eloquente rito della lavanda dei piedi. E che dire della celebrazione della passione del Signore il Venerdì santo, del ‘silenzio’ del Sabato santo, del tripudio della domenica di Risurrezione? Prima del triduo, la domenica delle Palme infonde una gioia venata di mestizia e la messa crismale è intensa esperienza dell’azione dello Spirito nella Chiesa, nei sacramenti, nei sacerdoti’. ‘La liturgia della Settimana santa – prosegue il Vescovo – è di una ricchezza straordinaria. Ma anche le tradizioni popolari, se ben coniugate con la liturgia, svolgono un ruolo non trascurabile. Lei mi fa ricordare Pompei: devo dire che anche in quel grande santuario, con tanta partecipazione di popolo, la Settimana santa mi ha fatto vivere momenti intensi. Qui ad Assisi ho trovato un clima altrettanto suggestivo. Il raccogliersi di tanta gente, non solo residenti, ma anche turisti e pellegrini, intorno agli eventi che richiamano la passione di Gesù – penso alla processione del Venerdì santo – è qualcosa che tocca il cuore’. Può indicare il metodo più opportuno per coniugare lo spirito di giustizia con lo spirito di carità, particolarmente incentivato dalla diocesi durante il periodo quaresimale? ‘Ho dato delle indicazioni precise sull’impegno di carità da vivere nel tempo quaresimale. Si tratta del sostegno ai nostri progetti in Tanzania, in Perù, in Kosovo. Si tratta di un impegno speciale di questo anno della comunione, e mi auguro che le parrocchie, come anche le comunità religiose, facciano a gara nell’esprimere cristiana solidarietà ai fratelli più svantaggiati. Quanto poi al rapporto giustizia-carità, direi che queste due virtù non si possono in alcun modo dissociare. Dando qualcosa di nostro per coloro che vivono una condizione di povertà esprimiamo una carità che non è opzionale, ma piuttosto facciamo un vero e proprio atto di giustizia. Dobbiamo convincerci che siamo solo amministratori dei beni che il Signore ci ha dato. Non li possediamo soltanto per noi, ma anche per i nostri fratelli’. A chi si rivolgerà, e con quali concetti essenziali, durante la Veglia pasquale nella cattedrale di San Rufino? ‘Quest’anno avremo, nella Veglia pasquale, un bel gruppo di catecumeni, che riceveranno i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana: il battesimo, la cresima, l’eucaristia. Inevitabilmente parlerò tenendo conto soprattutto di loro. Ma ciò stesso aiuterà tutti a riprendere coscienza del grande dono ricevuto con il battesimo. Il fatto che oggi un numero crescente di persone giunga alla fede in età adulta sollecita la comunità cristiana a riflettere profondamente su quanto la maggior parte di noi ha ricevuto in tenera età. Dobbiamo recuperare la piena consapevolezza della fede. È urgente poi testimoniarla in tutte le dimensioni della vita, da quella propriamente ecclesiale a quella che si vive in famiglia, al lavoro, nella politica…. La risurrezione di Cristo è luce per tutto e per tutti’.

AUTORE: Francesco Frascarelli