Una fiaccolata nella patria natale di San Benedetto, patrono d’Europa, per dire Mai più la guerra. In tanti si sono ritrovati a Norcia la sera di domenica 6 marzo rispondendo all’invito dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo. Famiglie, bambini, giovani, anziani, sindaci, preti, suore, monaci, religiosi, membri di varie associazioni di volontariato, persone ucraine che vivono a Norcia da tempo con la bandiera del loro Paese sulle spalle, fedeli da diverse parrocchie della Diocesi hanno camminato in silenzio, con un flambeaux in mano e tutti ben coperti per proteggersi dal freddo, dall’area ex containers lungo la circonvallazione fino ai piedi della statua di San Benedetto nella piazza centrale di Norcia, raggiunta attraversando Corso Sertorio.
Presenti alla fiaccolata, i sindaci Giuliano Boccanera vice sindaco di Norcia; Andrea Sisti di Spoleto; Michele Toniaccini di Deruta e presidente dell’Anci Umbria; Anna Rita Falsacappa di Bevagna; Mario De Carolis di Cascia; Massimo Messi di Preci; Tullio Fibraroli di Santa Anatolia di Narco; Bernardino Sperandio di Trevi; Fabio Dottori di Scheggino.
Le parole dell’Arcivescovo all’avvio della fiaccolata
“Siamo qui questa sera -ha esordito monsignor Boccardo all’avvio della fiaccolata- per dire che la pace è il bene più prezioso che non si può perdere per nessuna ragione. Condanniamo con fermezza l’aggressione al popolo ucraino. Noi non vogliamo essere contro, vogliamo esser per, a favore dell’intesa tra i popoli, del rispetto della sovranità di ciascuno, della libertà e dell’autodeterminazione.
Vogliamo dire no ad ogni forma di sopraffazione, di mancato rispetto della libertà, ad ogni forma di violenza, sapendo che la guerra genera solo guerra, che non risolve i problemi ma li moltiplica e li rende ancora più gravi.
Abbiamo voluto venire qui nella terra di San Benedetto patrono d’Europa, uomo che ha saputo mettere insieme i popoli europei pur diversi, dando loro una radice comune, aiutandoli a vivere l’uno con l’altro e non l’uno contro l’altro: ci rivolgiamo a lui in questo momento così tragico per il popolo dell’Ucraina e del nostro Continente.
Chi avrebbe detto che mentre si stava uscendo dalla pandemia si sarebbe dovuto affrontare un momento così tragico che disorienta e fa dubitare della coscienza e dell’intelligenza degli uomini. Fa impressione vedere mamme e bambini che partono con quel poco che hanno addosso e lasciano i mariti a combattere e con una lacerante preoccupazione: chissà se ci rivedremo. Di fronte a tutto a questo gli uomini e le donne di buona volontà non possono non dire: no e mai più”.
Le meditazioni lungo il cammino
Durante la fiaccolata ha regnato il silenzio.
A Porta Romana c’è stata la prima tappa. Sono stati letti: una parte del discorso di Paolo VI all’Assembla Generale delle Nazioni Uniti del 1965 in cui diceva che se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani; alcuni passi tratti dagli scritti di Lord Robert Baden-Powell fondatore degli Scout in cui, tra l’altro, affermava che con la buona volontà e la cooperazione, le nazioni simpatizzeranno tra loro, e i politicanti scopriranno che non è più possibile trascinare in guerra i popoli che sono amichevolmente disposti l’uno verso l’altro. A metà Corso Sertorio c’è stata la seconda tappa in cui è stato letto il passo del libro della Genesi (1, 26-31) sulla creazione dell’uomo e della donna e alcune parole tratte da un Anonimo brasiliano dove emerge il pianto di Dio per le cattiverie dell’uomo.
Giunti in Piazza San Benedetto è stato letto parte di un discorso di papa Francesco del 2013 in cui diceva vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; infine, sono state condivise alcune parole di Etty Hillesum scrittrice olandese vittima dell’olocausto: una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso, se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’ odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse – alla lunga – in amore….
Accensione del tripode dinanzi la statua e parole finali di monsignor Boccardo
Mentre la banda musicale di Norcia suonava l’Inno alla Gioia, l’Arcivescovo ha acceso il tripode dinanzi la statua di San Benedetto. Poi, è stato letto il Vangelo delle beatitudini (Mt 5, 1-12), i monaci benedettini di Norcia hanno cantato una delle antifone di Quaresima, sono state elevate preghiere a Dio per intercessione di San Benedetto a favore del popolo ucraino. Monsignor Boccardo dopo la benedizione, ha salutato così i presenti:
“Il ritrovarci di questa sera vorremmo che costituisse un grande abbraccio di amicizia, solidarietà, vicinanza e sostegno per il popolo dell’Ucraina. Lasciamo che le riflessioni che abbiamo condiviso salgano presso S. Benedetto e con lui presso Dio Padre che si prende cura di tutti i suoi i figli e di tutti i popoli della terra. Anche noi vogliamo ripetere quanto abbiamo ascoltato dalle citazioni dei Pontefici che la guerra non è una soluzione.
Noi desideriamo e chiediamo che le ragioni della forza non abbiano il sopravvento sulla forza della ragione. Nelle nostre Città e nei nostri paesi in questi giorni sono in arrivo tante persone dall’Ucraina, soprattutto mamme e bambini, e noi assicuriamo, in collaborazione con le istituzioni, una accoglienza dignitosa, cordiale e piena di umanità.
Ispirandoci a San Benedetto vorremmo essere per quanti busseranno alle nostre porte fratelli e sorelle in umanità”.