Poveri e ricchi È Pasqua

In questi giorni si è parlato molto di soldi dei politici, dei partiti, di somme in banche estere di personaggi in vista. Ci sono denunce giornalistiche di sprechi nelle pubbliche istituzioni. Il Presidente della Camera ha a sua disposizione, mi pare, diciotto persone addette al cerimoniale, persone deputate a trovare i posti giusti per le persone giuste nei ricevimenti e riunioni ufficiali. Piccolo esempio, non scandaloso, di spreco ai vertici dello Stato e che va fino alla pletora delle strutture politiche e amministrative sparse in tutto il territorio nazionale. Questa costante attenzione critica rivolta dai media e dalla gente sul costo eccessivo della politica, cui non corrisponde, per giunta, un efficace rendimento sul piano della pubblica utilità, provoca la denuncia, la delusione, lo sconforto. È ciò che si prova di fronte ai fenomeni dell’impoverimento delle famiglie, dello scandalo dei rifiuti, del degrado ambientale, dei morti sul lavoro e incidenti stradali, del fallimento della compagnia aerea di bandiera. Su tutto si discute e si litiga. Sembra che a metà maggio non si vedranno più per le strade della Campania i cumuli di immondizia grazie all’intervento, ben pagato, della Germania. E poi? I nuovi rifiuti sempre sovrabbondanti dove si metteranno? Ma i politici, anche quelli che hanno avuto responsabilità dirette in queste faccende sono al sicuro, con i loro stipendi e le loro pensioni. Come si fa a non essere arrabbiati? Questi sentimenti rimangono presenti e vivi nella coscienza di tutti anche in tempo di Pasqua. Anzi in un periodo come questo, che dovrebbe coincidere con la splendida fioritura di primavera e con la rigenerazione delle persone rifiorite a nuovo per i riti pasquali, gli spettacoli pluriquotidiani dei telegiornali affliggono ancora di più. L’arcivescovo Chiaretti, nell’omelia del mercoledì santo ha parlato del ‘cancro sociale’ della mafia e dell’usura, che mietono vittime. Tra l’egoismo innato nell’uomo, l’ansia mai appagata del possesso, la paura della recessione economica, il sospetto del crollo finanziario, oggi più che mai si sta innescando un meccanismo di chiusura difensiva del proprio interesse da parte di persone ed enti, che rischia di trascinare a terra le speranze di vita e di sviluppo della gente, dei giovani in particolare e dei poveri. Ed ora celebriamo la Pasqua. Meno agnelli, meno colombe, anche se ci sono a prezzi che non ripagano neppure il cartone, e non si capisce come facciano a produrle, meno uova di cioccolato. Tutto ciò non importa. Purché ci sia il necessario per una vita decente e sobria, per tutti nessuno escluso. Ma, e questo è l’augurio, che la Pasqua freni il modo di fare politica spesso ‘rancoroso e inconcludente’, si affermi un clima più sereno nella società e porti una ventata di quell’utopia dell’amore che risana l’umanità. Già al tempo della prima Pasqua celebrata da Gesù nel suo corpo offerto al martirio, c’erano ricchi , come Giuseppe d’Arimatea, e poveri, uomini e donne, militari e civili, giusti e malfattori, persino due ladroni condannati a morte. Una grande moltitudine di gente diversa, arrabbiata (crucifige!) e confusa, ma tutti rimasero colpiti dallo ‘spettacolo’ della morte del giusto e tornarono a casa commossi. Ci fu poi, quando si scoprì il sepolcro vuoto, un grande movimento di ravvedimento e di conversione. Nacque una nuova speranza. Per tutti.

AUTORE: Elio Bromuri