Amabile lettore, in coda alle due ‘tappe di avvicinamento’ delle due Abat jour recenti, a giorni ti arriverà, da parte della Direzione di questo nostro settimanale, che ringrazio di cuore, un libro e una richiesta d’aiuto.Il libro è il mio S. Ubaldo, il suo vero volto: un volumetto la cui stesura mi si è mangiata tutta intera l’estate del 2007, impegnandomi a capire, in vista dell’individuazione – appunto – del ‘vero volto’ del santo Patrono di Gubbio, come e perché il suo biografo ufficiale, che fino alla’econda metà del secolo scorso è stato anche l’unico, il vescovo Teobaldo, suo successore, ne abbia mutilato e stravolto i lineamenti spirituali e pastorali; e che cosa, in questa duplice prospettiva, dica di nuovo il suo biografo ‘minore’ (si fa per’dire!), Giordano, canonico regolare di Città di Castello: la sua Vita Beati Ubaldi, di cui da secoli si era perso il testo ma non la memoria, negli anni ’70 del secolo scorso è stata ritrovata da FranÈois Dolbeau, de La Sorbona, che del ricercatore puro ha le fisique du rÈle: scattante, minuto, sorridente, occhi vivi e mobiliIl desiderio di rendere partecipi del frutto della mia piccola infatuazione estiva i 17 lettori di Abat jour è solo il primo degli intenti che don Elio e i suoi perseguono con questa spedizione anomala: niente di’ punitivo, una spedizione tutta e solo promozionale. Il secondo scopo è quello di dare una mano alla mia Comunità di Capodarco dell’Umbria nel suo impegno a favore di un piccolo gruppo di disabili gravi (25 in tutto) e di un grande gruppo di bambini abbandonati (poco sopra i 200), ad Ibarra, la capitale dell’Imbabura, Ecuador del nord.’ul retro del volumetto, che a giorni ti arriva a casa, io m’improvviso mendicante e ti chiedo un contributo di 10 euro. ‘M’improvviso’: oddio, forse era questa la mia vocazione primigenia, ed è un puro caso che io sia finito a fare il piccolo intellettuale di provincia e il giullare del settimanale dei Vescovi umbri, a lode e gloria di quella multiforme voglia di pensare sorridendo che sembra tuttora caratterizzare gli abitanti del cuore verde d’Italia. Forse. Certo è che’ laggiù’ quei miei amici’ ci sono stato (era la settima volta che varcavo il confine del Pays de oro y de azul) dalla fine di settembre ai primi di novembre dell’anno scorso. Quando sento circolare frasi del tipo: ‘Ma pensiamo piuttosto ai nostri poveri!’, mi chiedo se faccia ancora parte della nostra cultura quel senso delle proporzioni del quale ci siamo sempre vantati. Grazie di quello che vorrai fare, amico lettore. Sono ammessi errori. Ad esempio a quel ’10’ potresti aggiungere uno zero, o cambiare in un suo multiplo l’1 iniziale, oppure’ tutt’e due le cose. Che se poi ti avessi soltanto tediato, ti rivolgerei lo stesso appello che don Lisander, in coda alla sua fatica, indirizzò ai suoi 25 lettori (8 in più dei miei): ‘Credi pure che non s’è fatto apposta!’.
Richiesta d’aiuto
AUTORE:
Angelo M. Fanucci