Il Pintoricchio mai visto finora

Si aprirà un confronto (magari vincente) con il collega Perugino, ma anche con Raffaello. E per la prima volta, l'opera grafica

Malgrado la fama di vivace e fantasioso illustratore, nonché fine decoratore e abile miniaturista, Pintoricchio non fu ‘gradito’ al Vasari che lo considerò un ‘numero due’ rispetto al grande Perugino. La mostra che verrà inaugurata su di lui alla Galleria nazionale dell’Umbria il prossimo 2 febbraio, con oltre 100 opere (soprattutto piccoli dipinti su tavola provenienti da diversi musei del mondo, oltre a miniature, e disegni) tenterà di restituire la giusta fama ad un ‘piccolo’ (per statura), ma grande pittore, nato anche lui a Perugia (1450 ca.), che proprio per le sue particolari doti artistiche fu chiamato a Roma alla corte dei Papi. Soprattutto a quella di Alessandro VI Borgia per il quale decorò gli appartamenti in Vaticano. ‘In realtà la partita si gioca fra due autentici talenti, che nel corso della mostra espositiva verranno messi a confronto – spiega Vittoria Garibaldi, curatrice della mostra. – La differenza sta soltanto nel modo di concepire la pittura: mentre Perugino realizza composizioni pacate, equilibrate, armoniche, con colori tenui, Pintoricchio fa tutto ciò in modo più sgargiante, con una maggiore vivacità e brillantezza, e forse più del maestro inserisce nelle sue composizioni tutte quelle che sono le conoscenze e scoperte che gli sovraggiungono dalla sua presenza a Roma. Lì frequenta i molti artisti presenti nella capitale, anche i fiamminghi; ha l’occasione di visitare molte vestigia romane, tra cui la Domus Aurea insieme a Raffaello, ricca di antiche pitture romane, ma soprattutto delle cosiddette ‘grottesche’ che l’artista portò per primo in Umbria. Apparati decorativi, questi ultimi, fantasiosi, a cui l’artista certamente si ispirò nella realizzazione delle sue opere, sviluppandole e amplificandole’. I paesaggiUn altro piano di confronto potrebbero essere i paesaggi. ‘Quelli del Perugino sono sicuramente presi dalla realtà, ma non sono mai antropizzati, la presenza umana non esiste, l’artista non entra nella quotidianità umana. Il Pintoricchio, invece, fa il contrario: nella pala di Santa Maria dei Fossi della Galleria nazionale ci sono molti personaggi storici come i Papi, i santi, figure importanti come la Madonna. Sullo sfondo, però, se guardiamo attentamente, troviamo personaggi della vita quotidiana della seconda metà del ‘400. Bellissimo il particolare della locanda raffigurato sulla destra, dietro la Madonna: è questione di millimetri, ma si può scorgere lo stendardo, la tavola apparecchiata, i commensali’. Pintoricchio e RaffaelloLa mostra contribuirà, inoltre, a far conoscere meglio il rapporto che l’artista ebbe con Raffaello. Un rapporto molto più stretto di quanto si pensasse finora e che verrà sottolineato mettendo a confronto la pala di Santa Maria dei Fossi di Pintoricchio con l”Angelo’ di Raffaello conservato nella pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia, frammento della pala di san Nicola da Tolentino realizzato per la chiesa di Sant’Agostino a Città di Castello, e la pala Tezi del Perugino. I disegniAppendice importantissima sarà quella dedicata ai disegni: venticinque in tutto, provenienti da svariate raccolte tra cui quella dal Gabinetto dei disegni e stampe degli Uffizi, dal British Museum, dal castello di Windsor, per citarne alcune. Un’occasione per affrontare in modo completo il tema della grafica pintoricchiesca, fino ad oggi mai trattata, che verrà messa a confronto con quella di Raffaello e Perugino.

AUTORE: Manuela Acito