In dialogo su pellicola

Si è appena concluso a Terni il terzo Filmfestival Popoli e religioni. Quali sono le nuove tendenze tra i registi che trattano temi di fede?

Benazir Bhutto non è l’unica donna pakistana a dover portare avanti un duro ‘braccio di ferro’ con il Governo. È successo anche a Sabiha Sumar, regista cinematografica, madre di un giovane estermista islamico: la sua tragica vicenda autobiografica – conclusasi con la morte del figlio come kamikaze -, Sabiha è finalmente riuscita a trasporla su pellicola, nonostante l’opposizione delle autorità politiche del suo Paese. Prodotto da Francia e Germania, è così arrivato a Terni Acque silenziose, nell’ambito del terzo Filmfestival Popoli e religioni. Un film per molti versi emblematico dell’attuale cinematografia religiosa, in quanto ‘coniuga il deposito dei contenuti di fede, in questo caso il Corano, con le tematiche dell’oggi’ come sottolinea Stefania Parisi, direttrice dell’Istess – Istituto studi teologici e storico sociali, che organizza il Filmfestival. Alla proiezione di Acque silenziose è seguito un intenso dibattito che ha coinvolto le centinaia di studenti presenti, tra cui molti musulmani. La manifestazione si è tenuta a Terni dal 4 all’11 novembre. Sempre in crescendoTutto era cominciato, tre anni fa, da un’idea del vescovo mons. Paglia, da sempre attivo nel dialogo interreligioso; di lì in poi si è andati in crescendo. Già alla prima edizione di ‘Popoli e religioni’ era nato un gemellaggio con il Zamosc Sacro Film polacco; alla seconda edizione era stato stabilito un profondo legame con la facoltà di Scienze della formazione, polo universitario di Terni. In questo terzo anno il tema portante, ‘Religioni e promozione dei diritti umani’, che di per sé intendeva focalizzare i drammi dell’America latina, si è però subito saldato con la cronaca, schierandosi dalla parte dei monaci che chiedono giustizia in Myanmar. Al festival hanno infatti partecipato vari esponenti del buddismo, sia italiano che internazionale, accolti con calore dal pubblico. Il ‘ritorno’ di RomeroPer quanto riguarda l’America latina, una pellicola di particolare rilievo è stata Romero di John Duigan, dedicato a mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador ucciso nel 1980 a causa della sua opposizione al regime. ‘Rispetto a Salvador di Oliver Stone, del 1986 – continua Stefania Parisi -, questo nuovo film rappresenta meglio la personalità del vescovo Romero, soprattutto nella sua situazione di solitudine: preso tra due fuochi, quasi lacerato, tra il clero rivoluzionario estremista da una parte e quello alleato con il potere dall’altra. Penso che il suo rifiuto delle armi, in nome della sola forza dell’amore, possa venire definito come un chiaro esempio di resistenza passiva’. I vincitoriA vincere il terzo Filmfestival è stato 7 km da Gerusalemme di Claudio Malaponti, storia di un giovane pubblicitario a cui a un certo punto crolla tutto in testa: la vita, gli affetti… Si rifugia nel deserto della Palestina e qui fa un incontro sconvolgente: Gesù in persona, vestito come 2.000 anni fa ma riammodernato, al punto da bere una nota bibita gassata. Grazie ai colloqui con lui, il protagonista risorge spiritualmente. ‘Gesù e san Francesco – dice Parisi – sono i due personaggi che hanno affascinato di più il pubblico. Sul Poverello, è stato proiettato Il giorno, la notte poi l’alba, che lo fa incontrare con l’imperatore Federico II’. Fuori concorso, ma apprezzatissimo, All the invisible children, realizzato da 7 registi di 7 parti del mondo, dedicato a quei ‘bambini invisibili’ che spariscono senza che nessuno se ne accorga. Lo ha prodotto Maria Grazia Cucinotta, lei stessa nata in una situazione di degrado nel nostro Sud. ‘Una donna che ha compiuto un cammino enorme’ commenta in chiusura la direttrice dell’Istess.

AUTORE: Dario Rivarossa