“Santa Margherita da Città di Castello è un dono che ricorda la chiamata comune alla santità. Per essere santi non c’è abilismo e non occorre avere una diagnosi. Serve vivere il Vangelo, lasciarsi fare dalla Parola, dalle mani di Dio”. Così suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Cei per la Pastorale delle persone con disabilità, commenta al Sir (Servizio informazione religiosa) la canonizzazione di santa Margherita da Città di Castello nel giorno in cui viene celebrata la messa di ringraziamento (19 settembre) concelebrata dai vescovi di Umbria e Marche e presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei.
La santità è possibile per tutti
“Dobbiamo essere costruttori di comunità”, prosegue suor Donatello: “Margherita ha appreso la Parola, l’ha annunciata ma soprattutto l’ha testimoniata con una vita gioiosa. Nei confronti delle persone con disabilità è un monito: la santità è possibile per tutti. Con la semplicità e la ricchezza della sua vita lo ha rappresentato, pur nei suoi brevi 33 anni. È un seme che è risbocciato dopo tanti secoli. Chiediamo a Margherita di custodire le persone con disabilità ma sopratutto di far sentire a ciascuno la chiamata alla santità”.
Ha vissuto il dramma del rifiuto, ma alla fine ha trovato casa
Inoltre, conclude suor Donatello, “Margherita è una santa attuale perché, come molte persone con disabilità, ha vissuto il dramma del rifiuto e dell’abbandono ma alla fine ha trovato casa. È una santa che può accompagnare situazioni difficili, come le tante donne che aspettano bambini con gravi disabilità, ma che rappresenta anche un riferimento per le tante famiglie che si sono fatte casa: congregazioni religiose, case famiglie, strutture di accoglienza, famiglie che scelgono di accogliere persone con disabilità”.