In Umbria c’è un 15 per cento della popolazione che è già povera o che, nella povertà, rischia di cascarci dentro ogni giorno. Si tratta di circa 130 mila persone. Non poche.
Sono i ‘molto poveri’ (2,8 per cento), gli ‘appena poveri’ (5,2 per cento) e i ‘quasi poveri’ (7,3 per cento). Anche se la povertà cosiddetta ‘estrema’ dell’Umbria non è quella del Darfur, dal IV Rapporto sulle povertà si apprende che è difficile da combattere.
Di certo è un fenomeno che non arretra. ‘I dati non ci permettono ancora di capire se la povertà in Umbria stia aumentando – ha affermato il sociologo Paolo Montesperelli – ma gli operatori che lottano ogni giorno contro di essa dicono di sì’. Il nuovo povero: 50 anni e senza lavoro. Donna? Ancora peggio.
Dal rapporto emerge un povero ‘nuovo’. Tale forma di povertà deve allarmare le istituzioni regionali, poiché strettamente connessa con un mondo del lavoro sempre più precarizzato: si tratta di uomini e donne attorno ai 50 anni che, per problemi lavorativi, diventano di colpo poveri.
Un esempio calzante l’ha fatto il sindaco di Terni e presidente dell’Anci, Paolo Raffaelli. ‘Conosco – ha detto rivolto alla platea di palazzo Gazzoli – diverse persone che mi dicono: ho perso il lavoro, faccio quello che mi capita e mia moglie già fa le pulizie, di casa in casa. Il problema è mio figlio, è bravo a scuola, ora è all’università, ma non ce la facciamo più a mantenerlo agli studi. Prima, quando lavoravo, la nostra vita era normale”.
Entrare nella povertà è facile, molto più difficile è uscirne. Afferma l’economista Sergio Sacchi dell’ateneo perugino: ‘La disoccupazione di lunga durata, in Umbria, è ancora mordente e colpisce oltre la metà delle donne con 25 anni o più, che non trovano un nuovo lavoro dopo essere state estromesse, fra il 2002 e il 2004, soprattutto dal settore del tessile e dell’abbigliamento’.
La povertà mutante
Osservatorio: ‘Non disperdere le risorse’ ‘Il Rapporto – ha detto mons. Fontana – ci aiuterà a prendere atto che non basta offrire a tutti gli stessi servizi, ma dovremo imparare a prestare a ciascuno ciò che gli serve, perché i poveri non sono sempre uguali’. Un invito anche ai politici ad essere più attenti.
Mons. Fontana ha aggiunto: ‘La caduta dei servizi resi dalla struttura pubblica si è combinata in questi anni con una certa difficoltà del tradizionale sistema solidale’. La povertà è mobile, complessa, difficile da agguantare.
Anche in Umbria, come nel resto d’Italia, è una povertà mutante, sulla quale le Regioni – a cui spettano le politiche di lotta alla povertà – arrivano spesso in ritardo.
E per il presidente dell’Osservatorio sulle povertà in Umbria, Giorgio Di Pietro, c’è soprattutto una cosa urgente da fare: ‘Non disperdere le risorse pubbliche in mille rivoli’.