Le drammatiche pagine di vita scritte dai civili e dai militari deportati in Germania nel secondo conflitto mondiale, insieme all’esempio di amore e dedizione per il prossimo di monsignor Beniamino Schivo, da oggi parleranno della tragedia della guerra e dell’Olocausto alle coscienze dei tifernati e dei turisti che visiteranno la città.
Le “Pietre della memoria”
Per espressa volontà del Consiglio comunale di Città di Castello, con l’inaugurazione delle “Pietre della memoria” avvenuta la mattina del 27 agosto saranno ricordati persone e fatti indissolubilmente legati alla storia di Città di Castello, come simboli di libertà, democrazia, solidarietà. L’obiettivo è di impedire che atrocità come quelle vissute nella seconda Guerra mondiale si possano ancora ripetere, stimolando la riflessione di quanti si troveranno a percorrere i giardini del Cassero, le vicinanze della Biblioteca comunale Carducci e dell’oratorio don Bosco in via San Girolamo, dove sono state collocate le installazioni che portano a 30 i luoghi della memoria disseminati nel capoluogo e nelle frazioni del territorio comunale.
La cerimonia in “tre tappe”
“Una giornata importantissima nel segno di una iniziativa doverosa, che grazie alla volontà unanime del Consiglio comunale rende finalmente il giusto riconoscimento pubblico ai nostri concittadini deportati in Germania all’epoca del secondo conflitto mondiale e all’esperienza dell’ospedale di emergenza che venne aperto da don Beniamino Schivo per assistere malati e feriti nel drammatico periodo del passaggio del fronte”, ha commentato stamattina il presidente dell’Istituto di Storia politica e sociale Venanzio Gabriotti Alvaro Tacchini, nel corso della cerimonia in tre tappe di fronte alle “Pietre della memoria”. All’iniziativa pubblica hanno preso parte i familiari dei tifernati a cui sono dedicate le targhe commemorative, il sindaco Bacchetta con il vescovo Domenico Cancian, amministratori e consiglieri comunali, esponenti delle associazioni che rappresentano le vittime di tutte le guerre e gli ideali della resistenza, autorità militari cittadine.
Il ricordo delle vittime dei rastrellamenti
La parola “presente” pronunciata alla declamazione di ognuno dei nomi stampati sulle targhe ha commosso e unito tutti i partecipanti, ridando quasi una presenza fisica a persone scomparse da tanti anni, vittime dei rastrellamenti che i militari tedeschi effettuarono nel 1944 e dei successivi internamenti nei lager.
Ai Giardini del Cassero la targa commemorativa di 34 militari tifernati
Costretti al lavoro forzato, morirono nei campi di concentramento o dopo il ritorno in patria per le conseguenze delle sofferenze patite nel periodo della detenzione. Le pietra della memoria collocata ai giardini del Cassero insieme alla targa commemorativa ricorderà d’ora in poi il sacrificio di 34 militari tifernati: Ruggero Bagnini; Gino Balicchi; Pasquale Battisti; Enrico Bellucci; Renato Besi; Luigi Bianconi; Remo Coltrioli; Aldo Falcinelli; Lazzaro Forti; Giovanni Festucci; Giuseppe Gineprini; Gettulio Giornelli; Ubaldo Giornelli; Antonio Grasselli; Brunetto Gualtieri; Amedeo Guerrucci; Corrado Landi; Orlando Marinelli; Nello Marzi; Cesare Meoni; Luigi Meozzi; Giuseppe Monaldi; Alfredo Nestri; Luigi Paoloni; Ubaldo Paolucci; Pietro Pasqui; Pierino Peccioloni; Pietro Petrani; Carlo Rossi; Pietro Rossi; Plinio Rossi; Aurelio Segapeli; Ferdinando Tibulli; Antonio Zangarelli. Presso l’ingresso della Biblioteca comunale Carducci, in piazza del Marchese Paolo, saranno commemorati sei civili: Angiolo Bruschi, Cesare Falleri; Ivreo Giuseppini; Armando Polpettini; Angelo Stocchi; Primo Tacchini.
L’oratorio Don Bosco e l’ospedale di emergenza, il contributo di mons. Beniamino Schivo
All’oratorio don Bosco in via san Girolamo sarà invece ricordata l’esperienza dell’ospedale di emergenza allestito nel 1944 dopo lo sfollamento della popolazione di Città di Castello imposto dai militari tedeschi, che rimase operativo fino alla liberazione della città. Con essa sarà messa in rilievo la figura di mons. Beniamino Schivo, che da direttore del seminario vescovile fu promotore dell’allestimento della struttura di accoglienza, nella quale lavorarono cinque suore delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore.
La ricerca storica a cura dell’Istituto Gabriotti
La definizione dei testi e delle collocazioni delle “Pietre della memoria” è stata affidata a un gruppo di studio coordinato dall’Istituto Gabriotti, che ha curato la ricerca storica finalizzata alla divulgazione dei fatti e delle vicende umane.
Le immagini della cerimonia