Si continuano a fornire farmaci anziché terapie

A Terni una Conferenza tira le somme sulla cura della salute mentale in Umbria

Alla Conferenza programmatica regionale sulla salute mentale (Terni, 4-6 ottobre) gli operatori del settore dell’Umbria tirano le somme. E guardano al futuro, dicendo cosa ancora non va. Antonio de Pascalis è responsabile del Centro di salute mentale di Perugia centro (Asl 2): ‘L’Umbria è sugli standard medi delle regioni centro settentrionali – afferma – ma dire che la situazione è buona è davvero azzardato. Molto di quello che gli operatori vorrebbero e potrebbero fare è disatteso, poiché alla cura della salute mentale mancano risorse. A Perugia, ad esempio, c’è carenza assoluta di psicologi e di assistenti sociali. Il servizio pubblico non fa psicoterapia – continua De Pascalis -, intaccando la qualità della sua risposta. Anche in psichiatria esiste una soglia critica sotto la quale la qualità delle risorse economiche e umane è indispensabile. Se non c’è quella soglia, gli operatori non hanno tempo, non fanno gruppo, non fanno manutenzione, relazione di cura del gruppo, rischiando di inseguire un’emergenza costante, centrando gli interventi prevalentemente sugli aspetti di carattere biomedico. Eppure, in psicoterapia, avere una famiglia piuttosto che un’altra pesa moltissimo sulla possibilità di guarigione del paziente; ad esempio, la cura di processi schizofrenici gravi si ottengono lavorando prevalentemente sulle famiglie’. La politica sanitaria non considera la psicoterapiaIl dottor Angelo Barbato, uno dei big del convegno di Terni insieme a Franco Fasolo, lavora all’Unità epidemiologia e psichiatria sociale dell’Istituto Mario Negri di Milano. ‘Sappiamo – dice – che nelle depressioni non troppo gravi, le psicoterapie, anche brevi, sono utili. Nella pratica, però, le psicoterapie non si fanno, anche perché la psichiatria è orientata troppo in senso medico, né la nostra politica sanitaria ha ancora ben compreso l’importanza della psicoterapia. Nonostante il paziente preferisca spesso la psicoterapia ai farmaci’. Inoltre, in Italia, si fanno pochi studi clinici. Perché? ‘Gli studi clinici richiedono grossi investimenti economici – risponde Barbato – che solo una politica pubblica potrebbe sostenere. Ma, in Italia, la cultura della ricerca sperimentale è poco diffusa, anche nelle università’. I malati di mente? Consumatori di farmaciL’ex direttore del Centro di salute mentale di Padova e attuale presidente dell’Associazione veneta per la ricerca e la formazione in psicoterapia di gruppo e analisi istituzionale (Asvegra), Franco Fasolo, spiega: ‘I pazienti vengono trattati come consumatori di farmaci, mentre la globalizzazione sta sviluppando indifferentemente l’offerta di farmaci e di prescrizioni psicoterapeutiche. Il problema è che il cittadino non viene orientato in tale scelta. Ma la salute mentale del Paese potrebbe migliorare solo se il servizio pubblico svolgesse la sua funzione, quella prevista dalla legge, ossia l’educazione alla salute: il cittadino dovrebbe scegliere solo fra una gamma ristretta di soluzioni adatte al proprio problema di salute, presentate dallo Stato attraverso i suoi servizi. La psicoanalisi, ad esempio, non è appropriata per curare una ragazzina anoressica. Ma il problema è che lo Stato, attraverso i suoi servizi psichiatrici, non riesce ancora a fare da tutor al cittadino afflitto da una malattia mentale’. I familiari dei malati denunciano: ‘Sempre peggio’ Preoccupate. E non poco. Le associazioni dei familiari e degli utenti psichiatrici umbri hanno sottoposto, poco prima dell’estate, un ‘pesante’ documento all’attenzione della presidente della Giunta regionale, Maria Rita Lorenzetti, a quella degli assessori Maurizio Rosi (Sanità) e Damiano Stufara (Politiche sociali). Scrivono: ‘Abbiamo ancora una volta rilevato la condizione di grave disimpegno politico amministrativo che, negli anni, ha portato l’assistenza ai nostri familiari ad una progressiva erosione delle risorse, alla involuzione organizzativa dei servizi e al degrado delle prestazioni terapeutico-riabilitative fino a configurare, in molte situazioni, condizioni di vero abbandono clinico’ Nel momento in cui sono attivati i lavori per la stesura del nuovo Piano sanitario regionale, chiediamo che si prenda atto della pressoché completa inadempienza rispetto al Piano sanitario 2003-2005′. Cosa chiedono queste associazioni? ‘Un riordino ‘ si legge nella nota – dell’organizzazione dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm) in tutta l’Umbria, al fine di garantire livelli adeguati di potere professionale e amministrativo, nella gestione del budget economico-finanziario, delle risorse del personale e di certezza nel rispetto delle priorità in materia di difesa della salute mentale’. Quanto ai Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc), più nello specifico: ‘Per il Spdc di Perugia il riordino della dirigenza e della dotazione organica, più un progetto definitivo, finanziato e adeguato per il trasferimento del Spdc presso il Santa Maria della Misericordia in tempi certi, in modo da evitare il rischio di isolamento del Spdc stesso’ Per il Spdc di Terni si richiede il riordino della dirigenza e della dotazione organica, oltre alla individuazione di una sede adeguata e la contestuale riparametrazione del numero di posti letto’ Per il Spdc di Foligno si chiede l’immediata messa a regime dei posti letto previsti e il necessario adeguamento dell’organico’. Il documento porta le firme delle seguenti associazioni: Liberi di essere (Foligno), Le vie dei canti (Spoleto), Le fatiche di Ercole (Città di Castello), la Diapsigra (Terni), La Crisalide (Gubbio), La Città del sole (Perugia), Fondazione ‘Carlo Manuali’ (Spoleto), Fondazione Madre Coraggio (Perugia).

AUTORE: Paolo Giovannelli