Mercoledì 21 aprile la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei ha presentato alla stampa le 45 proposte umbre per il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) presentate in un volume di 142 pagine.
Martedì 27 aprile il Consiglio regionale dell’Umbria ha preso atto della relazione sul Pnrr umbro e ha bocciato le risoluzioni presentate dalle opposizioni, con 6 voti favorevoli e 12 contrari.
Tesei. Pnrr: nostra “visione” dell’Umbria nel dopo Covid
Il Piano regionale è stato presentato come “una visione di futuro per il nuovo posizionamento dell’Umbria nel post covid”. Su questa linea si è espressa tutta la maggioranza in Consiglio regionale.
Però proprio il tema della “visione”, e il metodo seguito per la complilazione del Piano, sono stati i più contestati, e non solo nell’aula del Consiglio.
“Abbiamo messo in campo una condivisione con i rappresentanti di territori, categorie e numerosi stakeholder, che saranno inoltre nuovamente coinvolti nell’importante fase della messa a terra dei progetti”, ha detto Tesei nella presentazione alla stampa. Ma non è d’accordo su questo il sindaco di Assisi Sefania Proietti.
Contestazioni di metodo e di sostanza
“Si è appreso solo ieri dai giornali che la scelta della Regione è ricaduta su pochi interventi, senza nessuna consultazione con l’ente in merito alle priorità, alla rilevanza per la cittadinanza o allo stato di avanzamento dei progetti stessi”, ha scritto in un’ampia nota il sindaco.
Proietti spiega che sì, “il Comune di Assisi, come altri enti, era stato invitato a presentare i propri progetti strategici entro la prima settimana di marzo” e lo ha fatto, ma sui progetti presentati non c’è stato confronto e la Regione ha inserito nel Pnrr il finanziamento per il Palazzetto dello sport ritenuto non centrale dall’amministrazione comunale. “È assolutamente censurabile il metodo adottato dalla Regione”, ha commentato il sindaco Stefania Proietti.
L’Umbria nel Pnrr nazionale
La presidente Tesei ha spiegato anche che le Regioni “non avranno una quota diretta di fondi nel Pnrr nazionale né un ruolo ufficiale programmatorio, ma vi sono alcune progettualità nazionali e linee guida progettuali nelle quali verranno allocate risorse a cui potranno poi concorre le Regioni e gli enti locali e sulle quali cercheremo di inserire i nostri progetti”.
Progetti per i quali sono previsti finanziamenti per 3,1 miliardi di euro. “Ora ha aggiunto Tesei – il prossimo passo a cui l’Umbria è pronta, dopo aver fatto i “compiti a casa”, è iniziare la vera partita che prevede il proseguimento dell’interlocuzione con il Governo, la progettazione fattiva e la realizzazione dei progetti”.
Pnrr. Zamagni: il problema sarà rispettare i tempi
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), comunemente conosciuto come Recovery Plan si inserisce all’interno del programma Next Generation Eu, che prevede investimenti per 750 miliardi di euro concordati dall’Unione europea in risposta alla crisi economica e sociale causata dal Covid-19.
Nello specifico il Piano formulato dal Governo prevede investimenti per 222,1 miliardi di euro, declinati in diversi ambiti economici e diverse missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e sociale; salute.
Il governo Draghi ha annunciato che lo invierà alla Commissione europea entro il 30 aprile.
“La versione definitiva del Piano va bene. Sono stati smussati non pochi angoli e sono state inserite numerose indicazioni provenienti dalla società civile. Però, – ha commentato al Sir l’economista Stefano Zamagni – naturalmente, ora sopraggiungono i problemi”.
Il vero problema del Pnrr
“Il problema maggiore – ha spiegato Zamagni – è l’esecutorietà del Piano. Per ciascun progetto in cantiere sono stati stimati i costi e le date di impegno dei fondi corrispondenti parimenti alla data di attuazione definitiva degli stessi. Allo stesso tempo, dovranno essere annunciati i tempi di raggiungimento dei risultati intermedi, perché come sappiamo questi soldi ci verranno dati a scaglioni dalla Commissione europea e in base ai risultati già ottenuti. Quindi ogni semestre dovremo consegnare lo stato di avanzamento dei lavori. Se quest’ultimo si distanzierà dal Piano presentato non avremo la restante parte dei fondi. È questo quindi il vero problema”.