Il dovere di comprendere che cos’è l’islam

Sui fatti di Ponte Felcino

Ogni volta che si ripropongono fatti che interessano gli immigrati, e in modo particolare quelli di religione musulmana, si rimettono in discussione anche i principi che hanno regolato finora l’immigrazione e si riaccendono le dispute tra i partiti con le risapute dichiarazioni che tirano a destra o a sinistra; che, semplificando, vuol dire normalmente chiusura e apertura, richiesta di sicurezza, disponibilità a concedere fiducia e credere all’integrazione. I cattolici che operano nel sociale ed hanno contatti più diretti con le persone che provengono da Paesi stranieri sono ritenuti anch’essi schierati a favore degli stranieri. La Chiesa è talvolta accusata di essere cieca di fronte al pericolo che l’immigrazione comporta per il futuro della fede. Ora, su questa tema si devono fare due semplici osservazioni. La prima è che per la Chiesa al di sopra di tutto c’è sempre la carità, l’amore per i poveri e gli emarginati, e quindi per gli immigrati che si presentano senza patria e senza sicurezze e pertanto vivono in condizioni di precarietà. Quando si vedono le barche a rischio di naufragio che continuano a solcare il Mediterraneo, non si può chiudere il cuore. Sull’altra questione, che riguarda la fede, la Chiesa ritiene che il Vangelo abbia il potere, proprio della verità, di farsi strada nella mente di tutti coloro che lo vengono a conoscere e possono sentirsi interiormente spinti ad aderivi. La Chiesa ha evangelizzato popoli di diversa fede religiosa in Europa e nel mondo. Questi principi non escludono minimamente la prudenza e la saggezza di chi sa leggere i segni dei tempi e comprendere le situazioni in cui vive. Il richiamo del Vangelo ad essere semplici come colombe e prudenti come serpenti vale in questo caso più che in altri, essendo in gioco non interessi materiali o di parte ma il futuro della nostra società e della nostra identità cristiana. Ciò significa che si deve amare gli altri come se stessi e difendere il proprio popolo da qualsiasi ingiusto aggressore o terrorista che sia. Esercitare la sorveglianza contro i pericoli di macchinazioni o complotti contro le istituzioni o contro il popolo è un dovere che scaturisce dall’esigenza della giustizia e della carità. Su questo argomento, inoltre, c’è da ricordare che è in piedi un dibattito tra i politici e gli studiosi, sia quelli schierati con Magdi Allam e il suo libro Viva Israele, sia quelli che hanno gridato allo scandalo e lo hanno contestato con un manifesto firmato da 200 intellettuali, tra cui anche molti cattolici ed il priore di Bose Enzo Bianchi. La questione ancora irrisolta è la causa del terrorismo e la componente religiosa nelle sue motivazioni. Il fatto di Ponte Felcino, se risulteranno fondate le accuse che hanno portato all’arresto dell’imam, fa pensare che la causa delle azioni terroristiche preparate da persone di lunga permanenza tra noi, esteriormente ben integrate, come gli attentatori di New York, di Londra e di Spagna, sia il profondo disprezzo dell’Occidente, la sua condanna morale e politica e la garanzia religiosa della salvezza. Questa, si dice da molti che sia una copertura e fumo negli occhi, perché l’islam è una religione di pace. Ma nella coscienza e nella mentalità, fortemente condizionata dalla fede religiosa, essa, se non è la causa, è una rete di protezione. Rappresenta la letterale interpretazione di testi coranici che esaltano il martirio per il Jihad.

AUTORE: Elio Bromuri