Di fronte al protagonismo e all’esibizionismo a tutti i costi che il mondo contemporaneo ci sbatte in faccia attraverso i media vecchi e nuovi, la vera “rivoluzione” di oggi è il modello di marito e di padre incarnato da san Giuseppe. È lo psichiatra Tonino Cantelmi, in una recente intervista, a guidarci in un viaggio attraverso due millenni di storia per capire come sia cambiata la figura dell’uomo dei nostri giorni rispetto al profilo dello sposo di Maria.
Un mix di forza e tenerezza, senso di responsabilità e capacità di donarsi, un modello di paternità autorevole e controcorrente, tanto da farci riflettere sull’attuale “scomparsa del padre”. Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), parte proprio dalle parole della lettera apostolica Patris Corde pubblicata da Papa Francesco nel dicembre scorso.
In Giuseppe nessuna mascolinità ingombrante
Quello di Giuseppe è uno “stare in seconda linea” che mostra – però – un “protagonismo straordinario, eroico”. Nessuna mascolinità “ingombrante” o – al contrario – annacquata dalle ambiguità. Alla società dell’apparire, “orfana” di padri, il Papa – spiega ancora Cantelmi – propone “un modello fatto di nascondimento, accoglienza, sostegno, incoraggiamento e tenerezza”.
Non c’è machismo, né forza muscolare ostentata. Al contrario, una categoria che oggi sembra obsoleta e disconosciuta: quella della tenerezza, molto cara a Papa Francesco. Forse l’uomo di oggi rischia spesso di perdere la bussola della propria identità e del proprio ruolo, ed è per questo che si parla del modello di paternità in frantumi, di incapacità di essere un capofamiglia, che non impone e non prevarica, ma che – al contrario, appunto – si ispira alla tenerezza che riflette quella di Dio.
Non solo “padre”
La paternità di san Giuseppe rinvia “a una paternità altra e alta: la paternità di Dio che ama ma lascia liberi”, sottolinea ancora lo psichiatra Cantelmi. Che introduce un altro elemento molto importante e significativo: “anche se oggi la nascita del primo figlio è rinviata molto in avanti negli anni – per le donne l’età media è 34 anni, per gli uomini anche più tardi – la transizione dei giovani adulti al ruolo genitoriale rimane faticosa”.
Ma non fermiamoci alla figura di padre. Per Cantelmi “san Giuseppe è anche un potente modello maschile per la società di oggi: non cerca i riflettori, non ha bisogno di salire sul palcoscenico ma è grandissimo nella sua operosità silenziosa e nella sua rispettosa delicatezza verso Maria”. Che sia proprio il nostro caro san Giuseppe – e rilancio Cantelmi – il miglior antidoto al maschilismo e al narcisismo diffuso di chi tenta di prevaricare la donna per autoaffermarsi?