La forza di Draghi. Forse

Il governo Draghi, entrato in carica in questi giorni, si appoggia su una coalizione così larga quale non si era mai vista dagli anni del dopoguerra; e questa è certamente la sua forza. Però, a ben vedere, è anche un motivo di debolezza.

Ma è una debolezza che può a sua volta diventare un punto di forza. Sto confondendo le idee?… Cerco di spiegare.

L’ampiezza della coalizione – testimoniata dalla presenza di ministri e sottosegretari di tante forze politiche – garantisce al Governo il pronto consenso del Parlamento a tutte le proposte che farà, e lo mette al riparo dalle insidie e dai ricatti di gruppuscoli, cani sciolti e franchi tiratori che rendono stentata la vita dei Governi con margini di maggioranza troppo ristretti. Ricordiamo quando per il governo Prodi poteva essere determinante il voto del senatore Turigliatto e per quello Conte il voto del senatore Ciampolillo.

Però, una maggioranza molto ampia può essere anche un motivo di debolezza, se – come ora – è anche eterogenea, composta di forze politiche che si detestano reciprocamente, hanno idee diverse su tutto e alle prossime elezioni si faranno la guerra. Ci vorrà tutta l’autorevolezza e l’abilità di Draghi per combinare qualcosa. Da questo punto di vista era di gran lunga migliore la condizione dei passati Governi “tecnici”, soprattutto quello di Ciampi; anche per la straordinaria qualità dei suoi ministri.

Questa palese debolezza del governo Draghi può convertirsi, paradossalmente, in un fattore di forza? Può sembrare strano, ma direi di sì. Perché Draghi, in questa situazione, concentrerà l’azione del Governo sui problemi di emergenza, che richiedono una risposta immediata ed efficace – quelli per i quali il Governo è nato e sui quali sarà più facile raggiungere un accordo -, lasciando nel cassetto tutte le altre questioni sulle quali i partiti si dividerebbero per tener fede alle rispettive posizioni politiche.

Occupandosi di poche cose, per quanto gravi o gravissime, almeno quelle il Governo le condurrà in porto. Sono troppo ottimista?

Assediati come siamo dalle “varianti” esotiche del virus, ci tocca essere ottimisti per forza.