Celebrato a Perugia e Spoleto il ‘Mercoledì delle Ceneri’

Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità. Lo ricorda Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2021, che i cristiani si apprestano a vivere dal 17 febbraio, giorno in cui la Chiesa celebra il Mercoledì delle Ceneri.

Quest’anno, la celebrazione è stata condizionata dalla pandemia anche nel rito dell’imposizione delle ceneri sul capo, modificato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti nel rispetto delle norme sanitarie atte a contenere il contagio da Covid-19.

Perugia il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri (alle ore 19) nella chiesa dell’Università degli Studi, animata dalla Pastorale universitaria, guidata da don Riccardo Pascolini, cappellano del luogo di culto situato nello storico complesso del Rettorato dell’Ateneo, un tempo monastero olivetano concesso da Papa Pio VII a sede dell’Università.

“Domani -ha detto il presule  a conclusione della celebrazione eucaristica- è una giornata molto significativa per la nostra Università degli Studi, perché la Facoltà di Medicina compie 700 anni; era il 18 febbraio 1321 quando Papa Giovanni XXII emanò una bolla in cui in Perugia veniva istituita questa Facoltà. All’epoca c’era la peste e alcuni medici, come è successo in questa pandemia, sono morti.

Questo centenario è molto significativo -ha proseguito il cardinale- perché la Facoltà di Medicina di Perugia è tra le più antiche d’Europa. Purtroppo la bellezza dell’evento è offuscata dalla difficile situazione sanitaria in cui ci troviamo.

Papa Francesco, per questo importante anniversario, ha redatto un’altra bolla in cui esprime la sua vicinanza a tutto il mondo accademico e ospedaliero della nostra città per i sacrifici affrontati in questo periodo di pandemia”.

Il cardinale Bassetti, nell’introdurre la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, rivolgendosi agli universitari presenti (nel numero consentito delle norme sanitarie per prevenire il contagio da Covid-19), non ha nascosto la sua emozione nel fare ingresso in quel luogo di culto dopo la sua malattia a seguito del virus.

“Voglio esprimervi la gioia di essere ritornato tra voi -ha esordito il presule- Mi sta succedendo da due mesi un fatto strano: tutte le volte che ritorno in una parrocchia o in una comunità, come questa sera qui con voi, è come se fossi arrivato per la prima volta, è come se la mia vita fosse rinnovata… Per questo, tutte le volte che celebro, ringrazio il Signore per aver avuto misericordia nei miei confronti, ma ringrazio anche tutte le comunità, perché ho saputo, anche attraverso i social, che nel periodo della mia malattia in tanti hanno pregato per la mia guarigione”.

 E con tono scherzoso ha poi aggiunto avete anche pregato bene, perché la preghiera ha funzionato… Ho saputo che alcuni di voi sono andati a piedi in preghiera, per me, da Perugia ad Assisi. Un pellegrinaggio che io non sarei ancora capace di fare, che ho compiuto con dei giovani alcuni anni fa per chiedere al Signore, attraverso l’intercessione del Poverello, il dono delle vocazioni per la nostra Chiesa.

Rivolgendosi ai sacerdoti, il cardinale Bassetti ha detto Dovremo riprendere i pellegrinaggi vocazionali anche perché stiamo un pochino in calo con le vocazioni.

Nell’omelia, soffermandosi sul Vangelo del giorno, il cardinale ha evidenziato

Oggi inizia la Quaresima e la liturgia ripete l’invito del profeta Gioele: Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. La conversione è la prima opera del cuore, ma cosa significa tornare a Dio? Vuol dire comprendere il senso giusto della vita e intraprendere un viaggio di ritorno a Lui. Fra poco ci verrà incontro l’antico e austero segno delle ceneri e il sacerdote dirà: Ricordati che sei polvere ed in polvere ritornerai. Questa è la verità della nostra vita: siamo deboli e fragili

Queste fragilità le stiamo sperimentando anche nella nostra comunità nazionale e internazionale, una fragilità immensa causata dalla pandemia del Coronavirus, che non sta, purtroppo, risparmiando nessuno e che tanto abbatte le persone anche sul piano psicologico e sul piano spirituale. Siamo fragili e la cenere sul capo ci ricorda la nostra debolezza e abbassa un pochino quell’orgoglio che cerca sempre di emergere nella nostra vita. Siamo fragili, ma dobbiamo prendere sempre più coscienza che siamo amati da Dio e la nostra fragilità è scelta da Lui per realizzare il suo più grande progetto d’amore, che parte quasi dalla nostra inconsistenza.

Noi cristiani siamo chiamati a essere sentinelle di pace e di riconciliazione nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo. E’ questa la nostra missione e occorre vigilare, affinché le nostre coscienze non cedano alla tentazione dell’egoismo, della menzogna e della violenza.

Il digiuno e la preghiera ci rendono sentinelle attente e vigili, perché non vinca in noi il sonno della rassegnazione che fa ritenere i conflitti quasi inevitabili; perché non vinca il sonno dell’acquiescenza al male, che continua a opprimere il mondo, perché sia sconfitto, in radice, il sonno di quella pigrizia che ci fa ripiegare su noi stessi e sui nostri interessi”.

Il cardinale, in conclusione, ha ricordato quanto da lui detto in una recente intervista in cui gli si chiedeva cosa si deve fare in questa Quaresima segnata dalla pandemia

“Se noi accettiamo tutti i sacrifici, tutte le regole che ci vengono richieste -ha risposto Bassetti- anche questo doverci privare di ogni gesto di affetto, di amicizia nei confronti degli altri, che ascesi importante noi abbiamo già messo in pratica. E se questo lo facciamo anche per il rispetto della nostra salute e per solidarietà verso tutti, diventa al tempo stesso anche un atto di grande carità. Viviamo con impegno da uomini e da donne, stando in piedi. Il cristiano ha sempre motivo per restare in piedi anche se c’è la pandemia”.

 

“La Quaresima è il tempo della lotta spirituale per vivere il mistero pasquale, per vincere con Gesù il nostro io e lasciarci trasfigurare dal suo amore”.

Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo si è rivolto ai fedeli nell’omelia pronunciata nel Duomo di Spoleto durante la Santa Messa nel Mercoledì delle Ceneri. Con questa celebrazione la Chiesa entra nel tempo della Quaresima, il tempo forte che prepara alla Pasqua, culmine dell’anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Con il Presule hanno concelebrato don Bruno Molinari parroco di Santa Maria nella Cattedrale, di San Gregorio e dei Santi Pietro e Paolo e padre Gregorio Cibwabwa Lwaba Mambezi, OAD, vicario parrocchiale di Santa Rita. Il servizio all’altare è stato curato da alcuni ministranti, coordinati da don Pier Luigi Morlino, cerimoniere arcivescovile. La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania di Santa Maria, diretta da Beatrice Bernardini. Durante la celebrazione sono state benedette le Ceneri e imposte poi sul capo di ogni fedele. L’Arcivescovo le ha ricevute da don Bruno Molinari. La celebrazione delle Ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del Giovedì Santo.

Nel tempo della Quaresima la Chiesa propone un cammino di digiuno, carità e preghiera.Nell’omelia monsignor Boccardo si è soffermato particolarmente sul digiuno.

“È una preziosa occasione per ritrovare il senso della vita, per gustare l’incontro col Signore, per vivere in uno stile fraterno. In concreto, non si tratta semplicemente di non mangiare qualche cibo (esempio la carne il venerdì), oppure digiunare qualche giorno alla settimana, ma di riscoprire il senso vero del digiuno nel tempo che viviamo. Il digiuno, infatti nella tradizione biblica è una via privilegiata per un rapporto autentico con Dio e con gli altri. E trova senso se legato alla preghiera e alla carità: si digiuna per la preghiera; e il frutto del digiuno è sempre la carità“.

L’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha proposto ai fedeli presenti di vivere in maniera creativa e concreta il digiuno

“Digiuniamo -ha detto- dalla dispersione della vita per vivere l’incontro con il Signore nella preghiera; digiuniamo dall’essere ripiegati sui telefonini per alzare lo sguardo verso chi ci sta accanto e ricominciare a comunicare con la parola più che con gli sms o in chat; digiuniamo dalla troppe parole (soprattutto dai giudizi) per vivere gesti concreti di carità; digiuniamo dall’essere ripiegati sul nostro io per prenderci cura di chi il Signore ci fa incontrare; digiuniamo dai vizi per riscoprire la bellezza delle virtù”.

Poi, l’appello di monsignor Boccardo a far sì che questo tempo di sofferenza ancora caratterizzato dal diffondersi del Covid-19 sia offerto nella fede affinché diventi occasione di maturazione umana e cristiana

“Quando tutto vacilla -ha concluso- si scoprono le cose veramente preziose, quelle che non crollano e sulle quali appoggiare la vita come su un fondamento solido.

Si scopre il valore dell’unità familiare, dell’innocenza dei bambini, della vitalità dei giovani, della sapienza degli anziani. Si scopre il valore della preghiera in famiglia e l’importanza della presenza di Dio in mezzo a noi”.