Era felice, solare…faceva tutto per i figli

Morcella. L'estremo saluto dei parenti, degli amici, della gente, a Barbara Cicioni

La piccola chiesa di Morcella ha accolto per l’ultimo saluto la salma di Barbara Cicioni e della bambina che portava in grembo. La stessa chiesa dove si era sposata con Roberto Spaccino una decina di anni fa, tra le mura di quel paesino che l’aveva vista crescere e che aveva lasciato solo per il matrimonio. L’hanno ricordata felice e solare, gli amici e compagni di scuola nell’ultimo saluto, in chiesa al termine del funerale, esprimendo ‘l’immenso dolore che tutti proviamo’. Barbara teneva molto alla sua famiglia, ai suoi figli. In paese raccontano che negli ultimi anni il padre aveva preparato per Barbara un appartamento, così che potesse lasciare la casa coniugale, ma dicono che Barbara aveva rifiutato perché non voleva far soffrire i figli per la separazione dei genitori, come era accaduto a lei molti anni prima. In quel difficle momento non volle scegliere tra uno dei due genitori e chiese di vivere con la nonna e una zia. Sgomento, incredulità e rabbia sono i sentimenti della gente. Anche chi sapeva che lui aveva già alzato le mani su Barbara e i figli, mai avrebbe pensato ad una fine come questa. Tanta gente al funerale. Fuori, sotto la pioggia alcuni altoparlanti portano le voci dei celebranti e il canto dell’assemblea. Una liturgia curata, sobria, sentita. Niente telecamere né giornalisti in chiesa. Prima di accompagnare la salma al piccolo cimitero di Morcella, gli ultimi saluti. Con la voce rotta dal dolore don Gaetano Piastrini vorrebbe parlare della nipote Barbara. ‘Avrei tante cose da dire, ma non ce la faccio’ dice, e poi pare rivolgersi ai bambini che però non sono lì e aggiunge: ‘In questo momento ci vede, vi vede, avete bisogno ancora della mamma e dell’affetto di tutti noi!’. Don Renzo Bianchi la ricorda a scuola ‘vivace e appassionata, piena di curiosità’. Don Mario Bini ha invitato tutti a continuare la preghiera per Barbara quella sera e le due seguenti, con il rosario. Infine il corteo funebre accompagnato dal parroco di Marsciano, don Giuseppe Ricci, ha lasciato la chiesa. La bara spoglia, coperta da un mazzo di fiori bianchi, all’uscita è stata accolta da un applauso. L’ultimo abbraccio a Barbara. E ora, nella tragedia il pensiero va ai figli che hanno perso la madre nel peggiore dei modi, per mano del padre. Come sarà possibile spiegare cosa è accaduto e perchè? Mons. Sigismondi al termine della messa aveva ripetuto l’invocazione: che ‘le lacrime ci servano da estintori per spegnere l’odio e ricercare la giustizia e la pace’. Di questo avranno bisogno quei bambini, per non essere travolti dalla stessa violenza che li ha resi così brutalmente orfani.’Il silenzio s’impone. Anche Dio tace’Ai funerali di Barbara Cicioni il dolore profondo e inconsolabile cerca nella Parola di Dio un barlume di speranza. ‘Dinanzi al mistero della morte, il silenzio è sempre d’obbligo, ma di fronte al mistero di questa morte, all’omicidio di una madre gestante – ha detto all’omelia il vicario generale della diocesi di Perugia e Città della Pieve, mons. Gualtiero Sigismondi – il silenzio s’impone. Anche Dio tace’. Oltre al silenzio, ci sono le lacrime che rigano i volti. ‘Il pianto è l’unico commento che può interpretare il dolore inconsolabile’ ed è anche, aggiunge il Vicario, ‘necessario per spegnere l’arsura delle domande che soffocano la mente e arrestano il cuore’. In quella muta assemblea gli occhi sgomenti portano tutti una domanda: perché? Tanti perché. E il Vicario invita tutti a trasformare quei perché in invocazioni: ‘Signore, aiutaci!’ poiché ‘solo la grazia di Dio può scrutare e sanare il cuore dell’uomo’. Invita anche a ‘domandare a Dio di aiutarci a disarmare la vendetta con il perdono’, un perdono che ricerchi la giustizia, poiché se così non fosse ‘non sarebbe altro che una caricatura della carità’, e ‘una giustizia non sostenuta dal proposito sincero di estinguere l’odio sarebbe un surrogato di vendetta’. Parole forti, rivolte ad un’assemblea dove sono quasi assenti i familiari di Roberto, arrestato poco prima del funerale. C’è solo il padre e uno zio che concelebra, don Francesco Valentini. Una tragedia annunciata. E subito strumentalizzataIl ‘cattivo’ non era venuto da lontano, né aveva un accento straniero: si trovava in casa. Roberto Spaccino, il marito di Barbara Cicioni, la donna di 33 anni, incinta di otto mesi, trovata morta tra giovedì e venerdì della scorsa settimana nella sua abitazione di Compignano, alle porte di Marsciano, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato, maltrattamenti nei confronti della moglie e dei figli, calunnia verso ignoti e simulazione di reato. Gli investigatori, coordinati dal pm Antonella Duchini della procura della Repubblica di Perugia, ritengono di aver trovato consistenti indizi nei confronti dell’uomo, che aveva dichiarato di aver trovato morta la consorte al ritorno dal lavoro. Secondo le indagini, l’uomo si sarebbe inventato una storia per cercare di depistare le indagini. Ma è tutto fallito. Spaccino, più volte denunciato dalla moglie per maltrattamenti, avrebbe ucciso Barbara dopo una lite finita con percosse, soffocandola. Il racconto del marito non aveva convinto gli inquirenti. L’orario della morte non coincideva con il suo ritorno a casa dal lavoro. La morte della donna per l’autopsia risultava alle 22.30, mentre Spaccino aveva sostenuto di essere partito da casa alle 23.30 per tornare quasi un’ora dopo, trovando la donna a terra, la casa a soqquadro mentre i due figli, ignari, dormivano nell’altra stanza. I ‘ladri’ erano entrati, come qualche mese prima, da una porta finestra. Avevano aperto la cassaforte con la chiave impossessandosi di 1.500 euro, dimenticando però di prendere altri oggetti di valore. Un particolare non secondario per gli investigatori, come il fatto che nessuno dei familiari ‘ che abitano nelle case vicine – avesse sentito alcun rumore. Inoltre non c’erano impronte di estranei nella casa. Tutto sarebbe stato organizzato dal marito per far credere alla rapina. Una tesi che ha trovato fertile eco nei commenti dei politici umbri, che si sono affrettati a rivendicare la necessità di una più efficace politica della sicurezza, messa in discussione, secondo qualche parlamentare, dalla presenza eccessiva di clandestini. La sicurezza va perseguita, ma qualche volta la cautela, prima di attribuire la paternità dei delitti, potrebbe essere una virtù. In realtà Spaccino si era inventato tutto per costruirsi un alibi. Era uscito da casa per andarsi a pulire i vestiti sporchi di sangue in lavanderia. Ma nell’autovettura è stata trovata una macchia di sangue che l’ha inchiodato, oltre alle altre incongruenze del suo racconto. Dalle indagini è emerso che l’uomo maltrattava costantemente la moglie e i figli. La donna, innamorata, nonostante tutto, attendeva con ansia la sua bambina e invece, ad appena venti giorni dal parto, se ne sono andate insieme. Gli inquirenti devono stabilire se Spaccino sia stato aiutato o meno da qualcuno nella messa in scena. Dopo l’arresto le indagini proseguono per accertare meglio i fatti e il movente che sempre più pare delinearsi come movente passionale più che economico. (E. Q.)

AUTORE: Maria Rita Valli