Mons. Vittorio Peri, noto e stimato anche fuori dell’ambiente ecclesiale, nominato dal vescovo mons. Sorrentino ‘vicario episcopale per la cultura’, ci ha delineato il carattere del riconoscimento conferitogli, rapportandolo alla realtà diocesana. Dopo i prestigiosi incarichi ricoperti ad ogni livello, avverte come ‘limitante’ l’incarico di recente affidatole? ‘In qualsiasi azienda i ruoli sono giudicati con i criteri della produttività. Nella Chiesa, invece, i criteri di valutazione di ciò che si fa sono di natura spirituale. Non vi sono pertanto classifiche. La risposta alla domanda è dunque un sereno no!’ Quali compiti e doveri intende espletare in seno alla diocesi il vicariato per la cultura? ‘Questo nuovo ufficio diocesano non si interessa direttamente della pastorale della cultura, ovvero delle cosiddette ‘persone di cultura’ o degli ambienti comunemente qualificati come culturali. Il suo compito è dare spessore culturale a tutta l’azione pastorale della Chiesa’. Non riguarda dunque un settore specifico? ‘Assolutamente no. Il suo ambito non si limita ad esempio alla catechesi, alla liturgia, alla carità… Si tratta invece di favorire la crescita culturale dell’intera azione pastorale e di tutti i cristiani’. Ritiene possibile coniugare cultura – catechesi – azione pastorale? ‘Il collegamento non solo è possibile, ma è necessario, se si vuole evitare che la fede scada a semplice devozionismo. Una fede che non sia anche ‘pensata’ non regge all’urto del razionalismo, dello scientismo, del nichilismo. Meglio ancora: coloro che non riescono a coniugare fede e ragione non sanno nemmeno dare ragione alla loro speranza’. Ritiene in via di maturazione o già raggiunta una integrazione culturale tra clero e laici della diocesi? ‘Vi sono certo molte iniziative in diocesi per favorire la crescita culturale dei fedeli. Ma la strada è ancora lunga. C’è da chiedersi ad esempio se è ben fondata la soddisfazione di vedere chiese gremite e lunghe processioni in occasione di feste religiose, riflettendo sul genere di fonti culturali, programmi televisivi… cui quotidianamente accede la gran parte di quegli stessi devoti’. Quale grado di preparazione culturale è riscontrabile in seno alla diocesi? ‘Non è facile rispondere in modo obiettivo. Direi tuttavia che, grazie a Dio e a non pochi parroci, sta crescendo in ambito diocesano l’esigenza di cultura teologica, anche di alto profilo scientifico. Presso il nostro Istituto teologico, ad esempio, molti ragazzi, ragazze, giovani suore e monache hanno seguito o stanno seguendo, in parte o per intero, gli studi teologici. Non è un bel segno di speranza?’.
Perché la fede sia ‘pensata’
DIOCESI. Di che cosa si occupa esattamente il Vicario per la cultura? Risponde mons. Peri
AUTORE:
Francesco Frascarelli