Iman, Rola, Fads, Hassan: sono qui davanti a noi, alla vigilia della partenza. Per tornare nel Libano, dopo lo stage che li ha portati nei comuni dell’ambito territoriale n. 1 dell’Alto Tevere umbro con lo scopo di prendere contatto con alcune realtà della zona, soprattutto nell’ambito sociale. Lo stage nella nostra regione fa parte del progetto dell’Ong ‘Ricerca e cooperazione’, teso a favorire il miglioramento delle condizioni socio economiche dei giovani del campo profughi palestinese di Burj El Shamali, nel Libano. Abbiamo chiesto ai giovani ospiti le loro impressioni sull’Italia, che è anche il primo Paese europeo in cui siano stati. Hanno scoperto di essere benvenuti, ci rispondono, cosa di cui non erano certi, e hanno apprezzato molto l’ospitalità trovata; hanno ammirato la bellezza della zona e hanno avuto soprattutto occasione di far conoscere il loro mondo, di comunicare e di apprendere. Di ciò che hanno visto, sono state naturalmente le strutture sociali, soprattutto quelle volte all’infanzia, ad attirare maggiormente il loro interesse. ‘Il lavoro che qui si fa sui bambini e sui ragazzi ci ha aperto gli occhi, l’importanza di lavorare sui giovani è essenziale’. Del loro campo era stato detto durante il seminario tenutosi il 23 marzo qui in città: stato igienico disastroso, povertà, disoccupazione, mancanza di scuole e di insegnanti. Dall’esperienza di questo viaggio trarranno ora energie, dicono i giovani volontari, per lavorare proprio in quest’ultimo settore. Nutrono qualche speranza di tornare in Palestina? Se non ci fosse questa speranza, non sarebbero andati a studiare, a cercare di migliorare le condizioni di oggi, anche in vista del domani. Molti palestinesi perdono la speranza e cercano di emigrare, loro lottano in questo modo. Lotterebbero anche in un altro? Amano la pace, ma se qualcuno minacciasse, come è già accaduto, di prendere anche il loro campo, sì. Domandiamo dove hanno conseguito un titolo di scuola superiore. In una scuola libanese sostenuta dall’Onu, rispondono; purtroppo, non a tutti i ragazzi che conseguono la licenza media nel campo è consentito poi di accedere a una di queste scuole. Tornando ai problemi di lavoro e di disoccupazione a suo tempo esposti, ricordiamo che vi è stato un progetto, da parte di ‘Ricerca e cooperazione’ teso a creare micro imprese locali. Chiediamo dei suoi risultati. Esistono ora a Burj El Shamali due micro imprese, una delle quali attivata da donne.
‘Ci avete aperto gli occhi’
Solidarietà internazionale. L'esperienza di quattro giovani palestinesi venuti per uno stage di 'Ricerca e cooperazione'
AUTORE:
Eleonora Rose