Per le persone in difficoltà con il pagamento dell’affitto il Governo ha riproposto il bonus affitto nel Decreto Rilancio. Si tratta di una misura economica che esiste da diverso tempo per chi intende contrattare con il proprietario una riduzione dell’affitto immobiliare. Le risorse nazionali quest’anno sono pari a 50 milioni di euro ridistribuite tra Regioni e Comuni che, con appositi bandi, stabiliscono i criteri di acesso al bonus affitto.
Affitto: i fondi messi dal Governo
Per le famiglie umbre a basso reddito, il Governo ha stanziato oltre un milione di euro ai quali si aggiungono altre risorse regionali, stabilite con la delibera della Giunta del 20 maggio 2020, per un totale complessivo di oltre 2 milioni e 600 mila euro.
La Regione richiede 5 anni di residenza
Nella delibera regionale, inoltre, è stato stabilito che relativamente ai requisiti di cittadinanza, residenza, attività lavorativa e stato di bisogno dei beneficiari, i comuni applichino il requisito della residenza o dell’attività lavorativa nella regione da almeno 5 anni consecutivi, come previsto dalla disciplina in materia di edilizia residenziale sociale stabilita dal Regolamento regionale 1/2014 coordinato con il regolamento 4/2018. Una disciplina, dunque, già vigente e approvata dalla Giunta Marini ma sulla quale non tutti sono d’accordo.
Per “Perugia solidale” è richiesta discriminante
Il 27 luglio, in piazza Italia a Perugia, è andata in scena la protesta “in difesa dei diritti costituzionali, del diritto all’abitare di tutti e del principio di uguaglianza sostanziale”. Così, Nunzia Parra, avvocato del comitato Perugia Solidale, spiega le motivazioni che hanno portato la sua organizzazione – nata ad aprile, in piena pandemia – a scendere in piazza insieme ad altre associazioni.
Al centro della protesta, il requisito “discriminatorio” della “residenza protratta” o in alternativa, l’occupazione lavorativa nel territorio regionale per cinque anni consecutivi.
La Corte Costituzionale ha bocciato un caso simile
“Qualche mese fa, in un caso analogo, la Corte Costituzionale – spiega Parra – ha bocciato una legge regionale della Lombardia perché condizionava l’accesso ai servizi abitativi a requisiti identici a quelli inseriti nei bandi umbri, sancendo il principio generale che il diritto all’abitare deve essere limitato semplicemente allo stato di bisogno”. In base alla sentenza, sostiene l’avvocato, “le risorse predisposte dallo Stato e dalle Regioni devono essere date a tutti i cittadini e stranieri indistintamente, tenendo conto dell’unico requisito che è lo stato di bisogno dell’avente diritto”.
La decisione della Giunta dell’Umbria, recepita dai bandi dei Comuni umbri – secondo il comitato – ha dunque “limitato l’accesso al bonus affitto per le persone che, pur versando in uno stato economico di necessità, non hanno il requisito della residenza protratta”.
Solo a Perugia già presentate mille domande
Solo al Comune di Perugia, che ha posticipato la scadenza del bando al 31 luglio, sono arrivate un migliaio di domande, però non è ancora possibile fare una stima di quanti saranno esclusi a partire dal requisito della residenza.
“Molte famiglie – spiega Parra -, sapendo di non avere questo requisito, non presenteranno domanda a monte. Il loro stato di bisogno, però, aumenterà senza avere un valido sussidio per uscire da questo stato. Stiamo facendo un lavoro di indagine sul diritto all’abitare in questa regione attraverso un questionario. Questo requisito discriminatorio- continua l’avvocato – tocca non solo gli stranieri, ma anche coloro che hanno vissuto nella nostra regione e poi, per ragioni di lavoro o di studio, hanno cambiato la residenza. Ed ora, tornati in Umbria, non hanno accesso al bonus affitto”.
Il Comitato diffida la Regione
Il comitato Perugia Solidale, in questi mesi, si è adoperato per dare un apporto concreto “con beni materiali, a quanti non riescono ad arrivare alla fine del mese. Sono diversi i nuclei familiari, per un totale di oltre 200 persone, a cui settimanalmente viene distribuita la spesa e “durante la quarantena – racconta Parra – sono state anche aiutate quelle famiglie che non avevano gli strumenti per far seguire la didattica a distanza ai propri figli.
Come avvocati del comitato – continua Parra – abbiamo già diffidato la giunta Tesei, l’assessore regionali alle politiche sociali Luca Coletto e i vari sindaci in cui è radicato il comitato, il Comune di Perugia e quello di Marsciano per citarne alcuni”, ma la battaglia continua. “Chiediamo – conclude Parra – la rimozione dei requisiti discriminatori previsti nella delibera regionale nonché in tutti gli altri bandi dei comuni umbri e la riapertura dei termini per dare a tutti coloro che stanno in uno stato di bisogno la possibilità di fare la richiesta del bonus in tempi rapidi”.