L’ultima abat-jour denunciava amarezza di fronte alla prorompente banalizzazione di un importante capitolo della vicenda umana qual è la sfera sessuale, ma si chiudeva con una nota positiva appena accennata: “anche perché”…
Perché è stata l’occasione buona per esaltare ulteriormente la dignità di quella sfera alla luce del mistero che fa centro in Cristo.
Il matrimonio
Ricordo qualcosa della vecchia teologia del sacramento come me l’insegnò il prof. Lambruschini al Laterano, a ridosso dell’inizio del Concilio; essa ruotava intorno all’affermazione che “il matrimonio in tanto è sacramento in quanto è contratto”: consiste nelle cessione al coniuge dei diritti sul proprio corpo, che fra l’altro “contiene” anche l’anima… Un mercato delle vacche con tanto d’acqua santa.
Oggi l’introduzione al nuovo rito del matrimonio, varato nel 2002: “Con la celebrazione del sacramento del Matrimonio gli sposi cristiani partecipano all’alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa e ricevono la grazia di viverla e manifestarla nel loro rapporto di coppia e nella vita familiare. Si tratta di una celebrazione in cui si attua un evento salvifico”.
E la colletta: “Dio onnipotente, origine e fonte della vita, che ci hai rigenerati nell’acqua con la potenza del tuo Spirito, ravviva in tutti noi la grazia del Battesimo e concedi a N. e N. un cuore libero e una fede ardente perché, purificati nell’intimo, accolgano il dono del Matrimonio, nuova via della loro santificazione”.
E si invita a privilegiare le letture che esprimono in modo particolare l’importanza e la dignità del Matrimonio nel mistero della salvezza.
Questo modo di fare della Chiesa, credo ci debba entusiasmare. Più la cultura dei nostri giorni si laicizza in senso negativo, deprezzando la dignità dell’essere umano, più la Chiesa rilancia la grandezza dell’avventura umana. Più la invitano, i tanti suoi improvvisati consiglieri, ad abbassare l’asticella, e più la Chiesa, nella sua giovanissima vecchiaia, quell’asticella la alza!
A cura di Angelo M. Fanucci