Le famiglie in allarme per le scuole chiuse
La fase due della crisi legata al coronavirus è iniziata e sta mettendo in difficoltà tantissime famiglie con bambini. Con asili e scuole chiuse fino a settembre, senza centri estivi e senza poter contare sul supporto dei nonni, cresce la preoccupazione dei genitori che tornano a lavorare fuori casa.
Dal 4 maggio, secondo i dati dell’indagine di Yoopies, nel 53% dei nuclei familiari intervistati, entrambi i genitori sono tornati al lavoro.
Come si sono organizzate le famiglie umbre in quarantena e come gestiranno questa fase due?
La storia di Diego, papà di Noemi
“Finché i bambini vanno al nido si è abituati alle influenze stagionali che ti costringono a cambiare i piani
– spiega Diego papà di Noemi (1 anno) -, però in questo periodo la difficoltà maggiore è stata la durata del lockdown. All’inizio è stato quasi impossibile lavorare, con tutte le conseguenze economiche del caso, ma poi siamo riusciti ad attivare lo smart working, anche se per poche ore al giorno, cercando al contempo di rispettare una routine molto rigida per gli orari della piccola. I nonni sono rimasti dietro lo schermo del telefono. Attendiamo fiduciosi nuove disposizioni del Governo per la fascia 0-6 anni
– sottolinea Diego -, sperando di poter organizzare una vera ripartenza per i nostri lavori visto che dobbiamo far fronte ad affitto, spesa e bollette (che sono aumentate stando più tempo in casa)”.
La storia di Martina, mamma di Sara
Martina, impiegata nei servizi essenziali, ha sempre lavorato per tutta l’emergenza anche a ritmi più sostenuti del normale. Suo marito, all’inizio di una nuova attività imprenditoriale, ha dovuto chiudere l’azienda per 3 settimane. “Le difficoltà economiche si sono fatte sentire, anche se per fortuna abbiamo potuto contare sul mio stipendio fisso”, racconta Martina – però la gestione di Sara (3 anni) è stata più difficile del solito.
Senza scuola e nonni ci siamo trovati a dover contare sugli zii che vivono accanto a noi, rimasti a casa perché senza lavoro o in smart working. Il problema si pone per la fase due perché anche loro hanno ripreso a lavorare. Con grande preoccupazione siamo costretti a chiedere aiuto ai nonni sapendo che per loro è un grande rischio ma soprattutto un grande sforzo.
Con la scuola chiusa da marzo fino a settembre, dobbiamo chiedergli di occuparsi della bambina molto più di quanto avrebbero fatto in una stagione estiva normale. Se il Governo decidesse di riaprire i nidi per l’estate, con tutte le precauzioni del caso – continua Martina -, usufruirei sicuramente del servizio”.
Storia di genitori separati
I problemi sono gli stessi un po’ per tutte le famiglie anche se poi ci sono quelle che vivevano già delle difficoltà, come la separazione dei genitori. “Durante il lockdown – spiega Gabriele – abbiamo mantenuto ciascuno i propri giorni e quindi ho gestito i figli alternativamente 3 o 4 giorni a settimana. Sia io che la madre abbiamo lavorato in smart working e, con i bambini impegnati nelle lezioni a distanza, abbiamo dovuto recuperare o comprare pc e tablet per permettere a tre persone (in entrambe le case) di connettersi contemporaneamente. Lavorare 8 ore e stare dietro a compiti e lezioni dei figli non è stato semplice.
Con la fine del lockdown – racconta ancora Gabriele -, abbiamo iniziato a pensare a diverse soluzioni perché organizzarsi per lavorare nei giorni in cui i figli stanno con l’altro genitore non è sufficiente. Ci stiamo attivando per le baby sitter, e chiederemo il bonus per non gravare ulteriormente sulle nostre finanze. Con la retribuzione al 50%, nessuno dei due ha preso in considerazione di chiedere il congedo parentale che per la mamma sarebbe stato anche possibile causa di licenziamento”.
Il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, è stato il primo a lanciare l’allarme che la crisi economica generata dal coronavirus, avrebbe compromesso soprattutto i lavoro delle donne e mamme. Ma rassicura Gabriele “nel nostro caso non c’è stato il problema della parità di genere: seppur separati, ci siamo divisi nella gestione dei figli al 50%. Fino a maggio, per fortuna, la mamma continuerà a lavorare in smart working mentre io tornerò in ufficio.
La nostra situazione – conclude – si complicherà dopo il 18 maggio ma soprattutto da giugno”.
Annalisa Marzano