Corsi di lingua italiana nelle moschee. È il progetto al quale sta lavorando il ministro per le Politiche sociali Paolo Ferrero, convinto dell’importanza della conoscenza della lingua italiana nel processo di integrazione degli immigrati. È uno dei tanti e possibili strumenti d’integrazione illustrati nel corso del convegno nazionale di studi ‘La società multietnica: l’integrazione possibile’ promosso, nell’ambito degli eventi culturali valentiniani, dall’Istess ‘ Istituto di studi teologici e storico sociali di Terni, dalla diocesi di Terni Narni Amelia, dall’assessorato alle Politiche sociali, dalla Regione dell’Umbria, dal Comune di Terni, dalla Camera di commercio, dall’associazione Namastè. Il ministro Ferrero è intervenuto nella prima sessione del convegno, a conclusione di una mattinata incentrata sull’approfondimento della situazione attuale dell’immigrazione riportata dal Dossier Caritas-Migrantes, su cui ha ampiamente riferito il prof. Franco Pittau, coordinatore del dossier. Secondo il Ministro, la conoscenza della lingua è il primo passo verso una reale integrazione. Senza l’italiano non è possibile costruire un tessuto sociale: non conoscere la lingua vuol dire non vedere i Tg, non parlare con i professori dei figli, non poter andare al mercato. In precedenza erano intervenuti anche Fiorella Giacalone, docente alla facoltà di Scienze politiche del polo universitario di Terni, Sabatino Marchione prefetto di Terni, l’on. Gianpiero D’Alia, il sen. Leopoldo Di Girolamo, l’on. Maurizio Gasparri. Sulla questione della legalità e del rispetto dei principi fondamentali della Costituzione italiana si è soffermato, nella sessione pomeridiana, il ministro dell’Interno Giuliano Amato che, insieme a Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio, Khaled Fouad Allam dell’Università di Trieste, mons. Vincenzo Paglia, hanno riassunto i vari aspetti di un’immigrazione che possa divenire anche vera integrazione, nel rispetto e accoglienza delle diversità. ‘Quando devo chiudere gli stadi – ha rimarcato il ministro Amato – per evitare che centinaia di scalmanati indigeni, bianchi, ariani e cristiani, commettano le nefandezze più inaudite, come faccio a convincere gli immigrati che sono giunti nel tempio della legalità?’. Una vera impasse, se gli italiani chiedono agli stranieri di attenersi a regole a cui loro stessi non si attengono. Ed ha fornito un alto esempio: ‘Quando centinaia di datori di lavoro italiani sfruttano il lavoro nero degli immigrati, come posso far capire agli immigrati il concetto di legalità?’.
Parole e rumori di fondo
Eventi valentiniani. Tavola rotonda sull'integrazione degli immigrati tra intellettuali e politici di livello nazionale
AUTORE:
Elisabetta Lomoro