In un mondo sempre più interconnesso, anche l’emergenza sanitaria da Covid-19 diventa un problema globale. Grazie a Luca Molinari, umbro doc, classe 1971, abbiamo provato a capire cosa succede oltre Manica, nel Regno Unito. Pediatra di Perugia, da sei anni Molinari lavora al Guy’s and St Thomas, uno degli ospedali più grandi di Londra. Con un passato da deejay ad Umbria Radio – quando ancora si chiamava Radio Augusta Perusia – Luca ha vissuto l’arrivo della pandemia con una coscienza maggiore rispetto alla popolazione inglese.
“Con preoccupazione ho visto i numeri italiani aumentare di giorno in giorno. È stato come vedere un film”. Una sensazione affine a tutta la comunità italiana a Londra, circa 600 mila persone. “Lavoro in una clinica di medici italiani con i quali abbiamo creato una task force con il Consolato italiano per aiutare i nostri connazionali che in questo periodo sono in difficoltà. Ho molti amici che sono voluti rientrare in Italia perché spaventati dalla prima reazione del Governo inglese”.
Inizialmente infatti il primo ministro Boris Johnson (attualmente ricoverato in terapia intensiva), annunciò di voler raggiungere un immunità di gregge: “Una decisione – commenta Luca – assolutamente contraria a tutto ciò che il resto del mondo stava facendo”. Non procedere con misure restrittive “avrebbe voluto dire serie ripercussioni sul sistema sanitario nazionale inglese (il Nhs), che – spiega – non ha le capacità strutturali e di personale di quello italiano. Ci sono molti meno posti di terapia intensiva, meno medici e infermieri”. In Inghilterra, però, la diffusione del virus è “in ritardo rispetto all’Italia: questo ci dà il tempo per organizzarci, anche se il numero delle vittime sta salendo molto velocemente”.
Lockdown. Il Governo blocca tutto
Dal 23 marzo, però il clima è cambiato. Il Governo ha deciso di bloccare tutto e con il lockdown anche l’economia inglese ha subito serie ripercussioni. “È stata approvata – racconta Luca – una manovra economica notevole, in cui sono state stanziate 330 miliardi di sterline (375 miliardi di euro). Verrà pagato l’80% degli stipendi a tutti quelli che, in questo periodo, non percepiscono reddito”. Il coronavirus non ha solo colpito le tasche degli inglesi ma ha cambiato la vita di tutti, come quella di Luca Molinari.
“L’Nhs si è completamente ristrutturato. Tutti gli appuntamenti non essenziali sono trasformati in video-consultazioni. Tutti i medici di base e i pediatri sono stati forniti di materiale tecnologico per fare video-consultazioni. Alcuni reparti non urgenti sono stati chiusi, e il personale sanitario reindirizzato verso reparti in cui c’è più bisogno. Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuali – aggiunge – ci sono mascherine, occhiali e tute che vengono indossate da chi è a contatto diretto con pazienti Covid-19. La distribuzione di questi dispositivi, però, è ancora indietro, quindi non tutti gli ospedali hanno Dpi sufficienti. Un problema che so essere anche degli ospedali italiani”.
Dall’emergenza sanitaria si uscirà solo con il vaccino
Secondo Molinari “non è con i lockdown che si sconfigge il virus: serve semplicemente a far sì che non ci si ammali tutti contemporaneamente”. In attesa dei progressi sulla ricerca, però, “non possiamo rimanere chiusi in casa. Qui in Inghilterra, anche se il picco non è ancora arrivato, si pensa già alla fase due. Probabilmente ci sarà una riapertura scaglionata delle varie attività per continuare a diluire il numero dei contagi. Penso che si partirà con la riapertura delle realtà più piccole, poi man mano tutte le altre, fino a una normalizzazione della situazione che, speriamo, arrivi entro l’estate. È comunque difficile dire una tempistica e credo – continua il medico -, che i numeri e l’epidemiologia guideranno queste decisioni”.
Annalisa Marzano