È l’inizio di un cammino quaresimale del tutto “speciale” per la Chiesa italiana e umbra. Il tam tam delle notizie che si rincorrono su giornali, piccolo schermo, in radio e sul web occupa il personale “palinsesto” informativo di ognuno di noi. Di riflesso, condiziona in modo pesante in questi giorni anche la vita delle comunità dei credenti.
Già all’inizio della settimana la presidenza della Conferenza episcopale italiana dichiara una piena collaborazione con le autorità dello Stato e delle Regioni per contenere il rischio epidemico. “Davanti al diffondersi del Coronavirus, alla notizia dei primi decessi, alla necessità di tutelare la salute pubblica, arginando il più possibile il pericolo del contagio, in questi giorni – e in queste ore – si susseguono richieste relative a linee comuni anche per le nostre comunità ecclesiali”.
A Bari, nella celebrazione presieduta da papa Francesco a conclusione dell’incontro del Mediterraneo, la Chiesa aveva pregato per quanti sono colpiti dal virus e per i loro familiari. Preghiera estesa anche a medici e infermieri delle strutture sanitarie, chiamati ad affrontare in “prima linea” questa fase di emergenza, e per chi ha la responsabilità di adottare misure precauzionali e restrittive.
“Ci impegniamo a fare la nostra parte – aveva concluso il card. Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – per ridurre smarrimenti e paure, che spingerebbero a una sterile chiusura: questo è il tempo in cui ritrovare motivi di realismo, di fiducia e di speranza, che consentano di affrontare insieme questa difficile situazione”.
Lungo la Penisola – seguendo le direttive emanate dalle autorità civili locali e nazionali, diversificate secondo le distanze dai focolai epidemici – le diocesi hanno messo in atto provvedimenti di vario genere, fino alla chiusura dei luoghi di culto, alla sospensione delle celebrazioni liturgiche e di ogni attività pastorale.
In Umbria
Nelle otto diocesi dell’Umbria c’è cautela ma anche il desiderio di non allarmare in alcun modo i fedeli, considerata la situazione più tranquilla rispetto ad altre regioni del centro-nord. Nelle diocesi di Perugia-Città della Pieve e di Foligno i parroci sono stati invitati a osservare alcune misure precauzionali durante le celebrazioni eucaristiche, in attesa di ulteriori disposizioni da parte delle amministrazioni pubbliche. In particolare si raccomanda la comunione eucaristica distribuita in mano, niente acqua benedetta all’ingresso delle chiese e niente strette di mano per lo scambio della pace, come anche evitare toni allarmistici durante le predicazioni.
Nelle Marche
Nelle vicine Marche, i vescovi hanno recepito l’ordinanza del governatore regionale con misure restrittive e urgenti per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Chiese aperte ma solo per la preghiera individuale, sospendendo le celebrazioni feriali e festive fino al 4 marzo. Funerali limitati al rito delle esequie e solo con parenti stretti, acquasantiere vuote, niente scambio della pace e comunione ricevuta sulla mano. Sospese anche le benedizioni pasquali, gli incontri di catechismo, dei gruppi parrocchiali e ogni genere di aggregazione.
“Cerchiamo di vivere questo tempo forte di Quaresima invitano i pastori delle diocesi marchigiane – in unità di cuori e di preghiera, ricordando soprattutto i malati, quanti sono colpiti dal Coronavirus e quanti in modi diversi si adoperano per limitarne le conseguenze, in particolare il personale sanitario e di ricerca scientifica”. Con il Mercoledì delle Ceneri – di fatto – si è aperto un cammino di preparazione alla Pasqua più “intimo” e solitario per molti cattolici italiani, chiamati dai parroci alla preghiera personale e a seguire le celebrazioni attraverso tv, web e social media.
Daniele Morini